Студопедия
Случайная страница | ТОМ-1 | ТОМ-2 | ТОМ-3
АрхитектураБиологияГеографияДругоеИностранные языки
ИнформатикаИсторияКультураЛитератураМатематика
МедицинаМеханикаОбразованиеОхрана трудаПедагогика
ПолитикаПравоПрограммированиеПсихологияРелигия
СоциологияСпортСтроительствоФизикаФилософия
ФинансыХимияЭкологияЭкономикаЭлектроника

Il pendolo di Foucault 14 страница

Читайте также:
  1. 1 страница
  2. 1 страница
  3. 1 страница
  4. 1 страница
  5. 1 страница
  6. 1 страница
  7. 1 страница

"Ma se mi ha appena detto che ci si mettono in mezzo quelle sette europee..." disse Amparo.

"Mia cara, la purezza è un lusso, e gli schiavi prendono quello che c'è. Ma si vendicano. Oggi hanno catturato più bianchi di quanto lei non pensi. I culti africani originari avevano la debolezza di tutte le religioni, erano locali, etnici, miopi. A contatto con i miti dei conquistatori hanno riprodotto un antico miracolo: hanno ridato vita ai culti misterici del secondo e del terzo secolo della nostra era, nel Mediterraneo, tra Roma che si sfaceva a poco a poco e i fermenti che venivano dalla Persia, dall'Egitto, dalla Palestina pregiudaica... Nei secoli del basso impero l'Africa riceve gli influssi di tutta la religiosità mediterranea, e se ne fa scrigno, condensatore. L'Europa viene corrotta dal cristianesimo della ragion di stato, l'Africa conserva tesori di sapere, come già li aveva conservati e diffusi al tempo degli egizi, donandoli ai greci, che ne han fatto scempio."
28

C'è un corpo che avvolge tutto l'insieme del mondo, e rap-presentatelo di forma circolare perché questa è la forma del Tutto... Immagina ora che sotto il cerchio di questo corpo stiano i 36 decani, al centro tra il cerchio totale e il cerchio dello zodiaco, separando questi due cerchi e per così dire de-limitando lo zodiaco, trasportati lungo lo zodiaco coi pianeti... Il cambiamento dei re, il sollevamento delle città, la carestia, la peste, il riflusso del mare, i terremoti, nulla di tutto ciò ha luogo senza influsso dei decani...

(Corpus Hermeticum, Stobaeus, excerptum VI)

 

"Ma quale sapere?"

"Si rende conto di come sia stata grande l'epoca tra il secondo e il terzo secolo dopo Cristo? Non per i fasti dell'impero, al tramonto, ma per quello che fioriva intanto nel bacino mediterraneo. A Roma i pretoriani scannavano i loro imperatori, e nel Mediterraneo fioriva l'epoca di Apuleio, dei misteri di Iside, di quel grande ritorno di spiritualità che furono il neoplatonismo, la gnosi... Tempi beati, quando i cristiani non avevano ancora preso il potere e mandato a morte gli eretici. Epoca splendida, abitata dal Nous, folgorata,di estasi, popolata di presenze, emanazioni, dèmoni e coorti angeliche. E un sapere diffuso, sconnesso, antico come il mondo, che risale oltre Pitagora, ai brahmani dell'India, agli ebrei, ai magi, ai gimnosofisti, e persino ai barbari dell'estremo nord, ai druidi delle Gallie e delle isole britanniche. I greci consideravano che i barbari fossero tali perché non sapevano esprimersi, con quei linguaggi che alle loro orecchie troppo educate suonavano come latrati. E invece in quest'epoca si decide che i barbari ne sapevano molto più degli elleni, e proprio perché il loro linguaggio era impenetrabile. Crede che coloro che danzeranno questa sera sappiano il senso di tutti i canti e nomi magici che pronunzieranno? Fortunatamente no, perché il nome ignoto funzionerà come esercizio di respiro, vocalizzazione mistica. L'epoca degli Antonini... Il mondo era pieno di meravigliose corrispondenze, di somiglianze sottili, occorreva penetrarle, farsene penetrare, attraverso il sogno, l'oracolo, la magia, che permette di agire sulla natura e sulle sue forze muovendo il simile con il simile. La sapienza è imprendibile, volatile, sfugge a ogni misura. Ecco perché in quell'epoca il dio vincente è stato Hermes, inventore di tutte le astuzie, dio dei crocicchi, dei ladri, ma artefice della scrittura, arte dell'elusione e della differenza, della navigazione, che trae verso la fine di ogni confine, dove tutto si confonde all'orizzonte, delle gru per elevare le pietre dal suolo, e delle armi, che mutano la vita in morte, e delle pompe ad acqua, che fanno lievitare la materia pesante, della filosofia, che illude e inganna... E sa dove sta oggi Hermes? Qui, lo ha visto sulla porta, lo chiamano Exu, questo messaggero degli dei, mediatore, commerciante, ignaro della differenza tra il bene ed il male."

Ci osservò con divertita diffidenza. "Voi credete che come Hermes con le merci, io sia troppo lesto nel ridistribuire gli dei. Guardate questo libretto, che ho comperato stamane in una libreria popolare nel Pelourinho. Magie e misteri del santo Cipriano, ricette di fatture per ottenere un amore, o per far morire il proprio nemico, invocazioni agli angeli e alla Vergine. Letteratura popolare, per questi mistici di colore nero. Ma si tratta di san Cipriano di Antiochia, su cui esiste un'immensa letteratura dei secoli argentei. I suoi genitori vogliono che egli sia istruito su tutto e che sappia ciò che c'è in terra, nell'aria e nell'acqua del mare e lo inviano nei paesi più remoti ad apprendere tutti i misteri, perché conosca la generazione e la corruzione delle erbe e le virtù delle piante e degli animali, non quelle della storia naturale, ma quelle della scienza occulta, sepolta nel profondo delle tradizioni arcaiche e lontane. E Cipriano si vota a Delfo ad Apollo e alla drammaturgia del serpente, conosce i misteri di Mitra, a quindici anni sul monte Olimpo, sotto la guida di quindici ierofanti, assiste a riti di evocazione del Principe di Questo Mondo, per do-minarne le trame, ad Argo viene iniziato ai misteri di Era, in Frigia apprende la mantica dell'epatoscopia e non c'era ormai nulla nella terra, nel mare e nell'aria che egli non conoscesse, né fantasma, né oggetto di sapienza, né artificio di alcuna sorta, neppure l'arte di cambiare per sortilegio le scritture. Nei templi sotterranei di Menfi impara come i demoni comunichino con le cose terrestri, i luoghi che aborrono, gli oggetti che amano, e come abitino le tenebre, e quali resistenze oppongano in certi domini, e come sappian possedere le anime e i corpi, e quali effetti ottengano di conoscenza superiore, memoria, terrore, illusione, e l'arte di produrre commozioni terrestri e di influenzare le correnti del sottosuolo... Poi, ahimè, si converte, ma qualcosa del suo sapere resta, si trasmette, e ora lo ritroviamo qui, nella bocca e nella mente di questi cenciosi che voi dite idolatri. Amica mia, poco fa lei mi guardava come se fossi un ci devant. Chi vive nel passato? Lei che vorrebbe regalare a questo paese gli orrori dei secolo operaio e industriale, o io che voglio che la nostra povera Europa ritrovi la naturalezza e la fede di questi figli di schiavi?"

"Cristo," sibilò Amparo, cattiva, "lo sa anche lei che è un modo per tenerli buoni..."

"Non buoni. Capaci ancora di coltivare l'attesa. Senza il senso dell'attesa non c'è neppure il paradiso, non ce l'avete insegnato voi europei?"

"Io sarei l'europea?"

"Non conta il colore della pelle, conta la fede nella Tradizione. Per ridare il senso dell'attesa a un Occidente paralizzato dal benessere, costoro pagano, forse soffrono, ma conoscono ancora il linguaggio degli spiriti della natura, delle arie, delle acque, dei venti..."

"Ci sfruttate ancora una volta."

"Ancora?"

"Sì, lei dovrebbe averlo imparato nell'ottantanove, conte. Quando ci stanchiamo, zac!" E sorridendo come un angelo si era passata la mano tesa, bellissima, sotto la gola. Di Amparo desideravo anche i denti.

"Drammatico," disse Agliè traendo di tasca la sua tabacchiera e carezzandola a mani giunte.

"Dunque mi ha riconosciuto? Ma nell'ottantanove le teste non le han fatte rotolare gli schiavi, bensì quei bravi borghesi che lei dovrebbe detestare. E poi, il conte di San Germano in tanti secoli di teste ne ha viste rotolare tante, e tante ritornare sul collo. Ma ecco che arriva la māe-de-santo, la Ialorixà."

L'incontro con la badessa del terreiro fu calmo, cordiale, popolaresco e colto. Era una grande negra, dal sorriso smagliante. A prima vista la si sarebbe detta una massaia, ma quando incominciammo a parlare capii perché donne del genere potevano dominare la vita culturale di Salvador.

"Ma questi orixàs sono persone o forze?" le chiesi. La māe-de-santo rispose che erano forze, certo, acqua, vento, foglie, arcobaleno. Ma come impedire ai semplici di vederli come guerrieri, donne, santi delle chiese cattoliche? Anche voi, disse, non adorate forse una forza cosmica sotto la forma di tante vergini? L'importante è venerare la forza, l'aspetto deve adeguarsi alle possibilità di comprensione di ciascuno.

Poi ci invitò a uscire nel giardino posteriore, per visitare le cappelle, prima dell'inizio del rito. Nel giardino stavano le case degli orixàs. Uno stuolo di ragazze negre, in costume bahiano, si affollavano gaiamente per gli ultimi preparativi.

Le case degli orixàs erano disposte per il giardino come le cappelle di un Sacro Monte, e mostravano all'esterno l'immagine del santo corrispondente. All'interno stridevano i colori crudi dei fiori, delle statue, dei cibi cotti da poco e offerti agli dei. Bianco per Oxalà, azzurro e rosa per Yemanjà, rosso e bianco per Xangó, giallo e oro per Ogun.... Gli iniziati si inginocchiavano baciando la soglia e toccandosi sulla fronte e dietro l'orecchio.

Ma allora, chiesi, Yemanja è o non è Nostra Signora della Concezione? E Xango è o non è san Gerolamo?

"Non faccia domande imbarazzanti," mi consigliò Agliè. "Nell'umbanda è ancora più complicato. Della linea di Oxalà fanno parte Santo Antonio e i santi Cosma e Damiano. Della linea di Yemanjà fanno parte sirene, ondine, caboclas del mare e dei fiumi, marinai, e stelle guida. Della linea di oriente fan parte indu, medici, scienziati, arabi e marocchini, giapponesi, cinesi, mongoli, egiziani, aztechi, inca, caribi e romani. Della linea di Oxossi fan parte il sole, la luna, il cabocao delle cascate e il cabocao dei neri. Della linea di Ogun fan parte Ogun Beira-Mar, Rompe-Mato, Iara, Megé, Narueé... Insomma, dipende."

"Cristo," disse ancora Amparo.

"Si dice Oxalà," le mormorai sfiorandole l'orecchio. "Stai calma, no pasaràn."

La Ialorixà ci mostrò una serie di maschere che alcuni accoliti stavano portando nel tempio. Erano grandi bautte di paglia, o cappucci, di cui avrebbero dovuto rivestirsi i medium a mano a mano che entravano in trance, preda della divinità. E una forma di pudore, ci disse, in certi terreiro i prediletti danzano a volto nudo, esponendo agli astanti la loro passione. Ma l'iniziato va protetto, rispettato, sottratto alla curiosità dei profani, o di chi comunque non ne possa comprendere l'interno giubilo, e la grazia. Era costume di quel terreiro, ci disse, e perciò non si ammette-vano volentieri gli estranei. Ma forse un giorno, chissà, commentò. Il nostro era solo un arrivederci.

Però non voleva lasciarci andare prima di averci offerto, non dalle corbeille, che dovevano restare integre sino alla fine del rito, ma dalla sua cucina, qualche assaggio delle comidas de santo. Ci portò nel retro del terreiro, e fu un festino policromo di mandioca, pimenta, coco, amendoim, gemgibre, moqueca de siri mole, vatapà, efó, caruru, fagioli neri con farofa, tra un odore molle di spezie africane, sapori tropicali dolciastri e forti, che gustammo con compunzione, sapendo che partecipavamo al cibo degli antichi dei sudanesi. Giustamente, ci disse la Ialorixà, perché ciascuno di noi, senza saperlo, era figlio di un orixà, e spesso si poteva dire di chi. Chiesi arditamente di chi ero figlio. La lalorixà dapprima si schermi, disse che non si poteva stabilire con certezza, poi acconsenti a esaminarmi il palmo della mano, vi passò sopra le dita, mi guardò negli occhi, poi disse: "Sei figlio di Oxalà."

Ne fui fiero. Amparo, ormai distesa; suggerì che si scoprisse di chi era figlio Agliè, ma egli disse che preferiva non saperlo.

 

Tornati a casa Amparo mi disse: "Hai guardato la sua mano? Invece della linea della vita, ha una serie di linee spezzate. Come un ruscello che incontra un sasso e ricomincia a scorrere un metro più in là. La linea di uno che dovrebbe essere morto molte volte.

"Il campione internazionale di metempsicosi in lungo."

"No pasaràn," rise Amparo.
29

Per il semplice fatto che essi cambiano e nascondono il loro nome, che mentono sulla loro età, e che per loro stessa am-missione vengono senza farsi riconoscere, non è vi è logico che possa negare che necessariamente occorre che essi esistano davvero.

(Heinrich Neuhaus, Pia et ultimissima admonestatio de Fratribus Roseae-Crucis, nimirum: an sint? quales sint? unde nomen illud sibi asciverint, Danzica, Schmidlin, 1618 - ed. fr. 1623, p. 5)

 

Diceva Diotallevi che Hesed è la sefirah della grazia e dell'amore, fuoco bianco, vento del sud. L'altra sera nel periscopio pensavo che gli ultimi giorni vissuti a Bahia con Amparo si ponevano sotto quel segno.

Ricordavo – quanto si ricorda, mentre si attende nel buio, per ore e ore – una delle ultime sere. Avevamo i piedi che ci dolevano dal molto camminare per vicoli e piazze, e ci eravamo messi a letto presto, ma senza voglia di dormire. Amparo si era rannicchiata contro il cuscino in posizione fetale, e fingeva di leggere attraverso le ginocchia leggermente divaricate uno dei miei manualetti sull'umbanda. A tratti neghittosamente si stendeva supina, le gambe aperte e il libro sul ventre, e stava ad ascoltare me, che leggevo il libro sui Rosa-Croce e cercavo di coinvolgerla nelle mie scoperte. La sera era dolce ma, come avrebbe scritto Belbo nei suoi files, esausto di letteratura, non spirava un alito di vento. Ci eravamo concessi un buon hotel, dalla finestra si scorgeva il mare e dal vano cucina ancora illuminato mi confortava un cesto di frutti tropicali acquistati quella mattina al mercato.

"Dice che nel 1614 appare in Germania uno scritto anonimo Allgemeine und general Reformation, ovvero Riforma generale e comune dell'universo intero, seguito dalla Fama Fraternitatis dell'Onorevole Confraternita della Rosa-Croce, indirizzato a tutti i sapienti e i sovrani d'Europa, insieme a una breve risposta del Signor Haselmeyer che per questo motivo è stato gettato in carcere dai Gesuiti e messo ai ferri su una galera. Ora dato alle stampe e reso noto a tutti i cuori sinceri. Edito a Cassel da Wilhelm Wessel."

"Non è un po' lungo?"

"Pare che nel Seicento i titoli fossero tutti così. Li scriveva Lina Wertmuller. È un'opera satirica, una favola su una riforma generale dell'umanità, e per di più copiata in parte dai Ragguagli di Parnaso di Traiano Boccalmi. Ma contiene un opuscolo, un libello, un manifesto di una dozzina di paginette, la Fama Fraternitatis, cheverrà ripubblicata a parte l'anno dopo, contemporaneamente a un altro manifesto, questa volta in latino, la Confessio fraternitatis Roseae Crucis, ad eruditos Europae. Inentrambi la Confraternita dei Rosa-Croce si presenta e parla del proprio fondatore, un misterioso C.R. Solo dopo, e da altre fonti, si appurerà o si deciderà che si tratta di un certo Christian Rosencreutz."

"Perché lì non c'è il nome completo?"

"Guarda, è tutto uno spreco di iniziali, qui nessuno è nominato per intero, si chiamano tutti G.G.M.P.I. e chi proprio ha un nomignolo affettuoso si chiama P.D. Si raccontano gli anni di formazione di C.R., che prima visita il Santo Sepolcro, poi fa vela per Damasco, poi passa in Egitto, e di lì a Fez, che all'epoca doveva essere uno dei santuari della saggezza musulmana. Laggiù il nostro Christian, che già sapeva greco e latino, apprende le lingue orientali, la fisica, la matematica, le scienze della natura, e accumula tutta la saggezza millenaria degli arabi e degli africani, sino alla Cabbala e alla magia, traducendo anzi in latino un misterioso Liber M, e conosce così tutti i segreti del macro e dei microcosmo. E da due secoli che va di moda tutto quello che è orientale, specie se non si capisce cosa dica."

"Fanno sempre così. Affamati, frustrati, sfruttati? Chiedete la coppa del mistero! Tieni..." E mi arrotolava una cartina. "E di quella buona." "Vedi che vuoi smemorare anche tu."

"Ma io so che è chimica, e basta. Non c'è mistero, sballa anche chi non sa l'ebraico. Vieni qui."

"Aspetta. Poi il Rosencreutz passa in Spagna e anche lì fa bottino delle più occulte dottrine, e dice che si avvicina sempre di più sempre di più al Centro di ogni sapere. E nel corso di questi viaggi, che per un intellettuale dell'epoca rappresentavano veramente un trip di saggezza totale, capisce che bisogna fondare in Europa una società che indirizzi i governanti lungo le vie della sapienza e dei bene."

"Un'idea originale. Valeva la pena di studiare tanto. Voglio della mamaia fresca."

"È in frigo. Fai la brava, vai tu, io lavoro."

"Se lavori sei formica e se sei formica fai la formica, quindi vai per provviste."

"La mamaia è voluttà, quindi va la cicala. Se no vado io e leggi tu."

"Cristo no. Odio la cultura dell'uomo bianco. Vado."

Amparo andava verso il cucinotto, e mi piaceva desiderarla controluce. E intanto C.R. tornava dalla Germania, e invece di dedicarsi alla trasmutazione dei metalli, come ormai il suo immenso sapere gli avrebbe permesso, decideva di consacrarsi a una riforma spirituale. Fondava la Confraternita inventando una lingua e una scrittura magica, che sarebbe servita di fondamento alla sapienza dei fratelli a venire.

"No che sporco il libro, mettimela in bocca, no – non far la stupida così, ecco. Dio che buona la mamaia, rosencreutzlische Mutti-ja-ja... Ma lo sai che quello che i primi Rosa-Croce scrissero nei primi anni avrebbe potuto illuminare il mondo, ansioso di verità?"

"E che hanno scritto?"

"Qui,è l'inghippo, il manifesto non lo dice, ti lascia con l'acquolina in bocca. E una cosa così importante, ma così importante che deve rimanere segreta.

"Che troie."

"No, no, ahi, smettila. Comunque i Rosa-Croce, come si moltiplicano, decidono di disseminarsi ai quattro angoli del mondo, con l'impegno di curare gratuitamente i malati, di non indossare abiti che li facessero riconoscere, di mimetizzarsi sempre secondo i costumi di ogni paese, di incontrarsi una volta all'anno, e di rimanere segreti per cento anni."

"Ma scusa, che riforma volevano fare se ce n'era appena stata una? E che era Lutero, cacca?"

"Ma questo avveniva prima della riforma protestante. Qui in nota si dice che da una lettura attenta della Fama e della Confessio si evince..."

"Chi evince?"

"Quando si evince si evince. Non importa chi. È la ragione, il buon senso... Ehi, ma che sei? Stiamo parlando dei Rosa-Croce, una cosa seria..."

"Capirai."

"Allora, come si evince, il Rosencreutz è nato nel 1378 e muore nel 1484, alla bella età di centosei anni e non è difficile intuire che la confraternita segreta abbia contribuito non poco a quella Riforma che nel 1615 festeggiava il suo centenario. Tanto è vero che nello stemma di Lutero c'è una rosa é una croce."

"Bella fantasia."

"Volevi che Lutero mettesse nello stemma una giraffa in fiamme o un orologio liquefatto? Ciascuno è figlio del proprio tempo. Ho capito di chi sono figlio io, sta' zitta, lasciami andare avanti. Verso il 1604 i Rosa-Croce, mentre restaurano parte del loro palazzo o castello segreto, trovano una lapide in cui era conficcato un grande chiodo. Estraggono il chiodo, cade una parte del muro, appare una porta, su cui è scritto a grandi lettere POST CXX ANNOS PATEBO..."

L'avevo già appreso dalla lettera di Belbo, ma non potei evitare di reagire: "Dio mio..."

"Cosa succede?"

"È come un documento dei Templari che... È una storia che non ti ho mai raccontato, di un certo colonnello..."

"E allora? I Templari han copiato dai Rosa-Croce."

"Ma i Templari vengono prima."

"E allora i Rosa-Croce han copiato dai Templari."

"Amore, senza di te andrei in cortocircuito."

"Amore, ti ha rovinato quell'Agliè. Stai aspettando la rivelazione."

"Io? Io non mi aspetto niente!"

"Meno male, attento all'oppio dei popoli."

"El pueblo unido jamàs sera vencido."

"Ridi, ridi tu. Vai avanti, fammmi sentire cosa dicevano quei cretini."

"Quei cretini hanno imparato tutto in Africa, non hai sentito?"

"Quelli in Africa stavano già incominciando a impacchettarci e a mandarci qui."

"Ringrazia il cielo. Potevi nascere a Pretoria." La baciavo e proseguivo. "Oltre la porta si scopre un sepolcro a sette lati e sette angoli, illuminato prodigiosamente da un sole artificiale. Nel mezzo, un altare rotondo, ornato da vari motti o emblemi, del tipo NEQUAQUAM VACUUM..."

"Ne quà qua? Firmato Donald Duck?"

"È latino, hai presente? Vuol dire il vuoto non esiste."

"Meno male, altrimenti sai che orrore."

"Mi accenderesti il ventilatore, animula vagula blandula?"

"Ma è inverno."

"Per voi dell'emisfero sbagliato, amore. Siamo in luglio, abbi pazienza, accendi il ventilatore, non è perché io sono il maschio, è che sta dalla tua parte. Grazie. Insomma, sotto l'altare si ritrova il corpo intatto del fondatore. In mano tiene un Libro I, ricolmo di infinita sapienza, e peccato che il mondo non lo possa conoscere – dice il manifesto - altrimenti gulp, wow, brr, sguisssh!"

"Ahi."

"Dicevo. Il manifesto termina promettendo un immenso tesoro tutto ancora da scoprire e stupende rivelazioni sui rapporti tra macrocosmo e microcosmo. Non illudetevi che siamo alchimisti da quattro soldi e chevi insegniamo a produrre l'oro. È cosa da bricconi e noi vogliamo di meglio e miriamo più in alto, in tutti i sensi. Stiamo diffondendo questa Fama in cinque lingue, per non dire della Confessio, prossimamente su questo schermo. Attendiamo risposte e giudizi da dotti e ignoranti. Scriveteci, telefonate, diteci i vostri nomi, vediamo se siete degni di partecipare ai nostri segreti, di cui vi abbiamo dato solo un pallido assaggio. Sub umbra alarum tuarum Iehova."

"Che dice?»

"È la frase di congedo. Passo e chiudo. Insomma, sembra che ai Rosa-Croce scappi di far sapere quello che essi hanno appreso, e aspettino solo di trovare l'interlocutore giusto. Ma non una parola su quel che sanno."

"Come quel tipo con la sua foto, quell'inserzione sulla rivista che abbiamo visto in aereo: se mi mandate dieci dollari vi insegno il segreto per diventare milionari."

"Ma lui non mente. Lui il segreto lo ha scoperto. Come me."

"Senti, meglio che continui a leggere. Sembra che non mi hai mai vista prima di questa sera."

"È sempre come fosse la prima volta."

"Peggio. Non do confidenza al primo venuto. Ma possibile che le trovi tutte tu? Prima i Templari, poi i Rosa-Croce, ma hai letto, che so, Plechanov?"

"No, aspetto di scoprirne il sepolcro, tra centoventi anni. Se Stalin non lo ha interrato coi caterpillar."

"Che scemo. Vado in bagno."
30

E già la famosa fraternità dei Rosa-Croce dichiara che per tutto l'universo corrono deliranti vaticini. Non appena infatti quel fantasma è apparso (benché Fama e Confessio provino che si trattava del semplice divertimento di menti oziose) subito ha prodotto una speranza di riforma universale, e ha generato cose in parte ridicole e assurde, in parte incredibili. E così uomini probi e onesti di diversi paesi si sono prestati allo scherno e alla derisione per far pervenire il loro aperto patrocinio, o per persuadersi che avrebbero potuto palesarsi a questi fratelli... attraverso lo Specchio di Salomone o in altro modo occulto.

(Christoph von Besold (?), Appendice a Tommaso Campa-nella, Von der Spanischen Monarchy, 1623)

Dopo veniva il meglio, e ai ritorno di Amparo ero già in grado di anticiparle vicende mirabili. "E una storia incredibile. I manifesti escono in un'epoca in cui testi del genere pullulavano, tutti cercano un rinnova-mento, un secolo d'oro, un paese di cuccagna dello spirito. Chi scartabella nei testi magici, chi fa sudar fornelli a preparar metalli, chi cerca di dominare le stelle, chi elabora alfabeti segreti e lingue universali. Q, Praga Rodolfo Ii trasforma la corte in un laboratorio alchemico, invita Comenio e John Dee, l'astrologo della corte d'Inghilterra che aveva rivelato tutti i segreti del cosmo in poche paginette di una Monas Ierogliphica, giuro che si intitola così, monas significa monade."

"E che ho detto?"

"Il medico di Rodolfo II è quel Michael Maier che scrive un libro di emblemi visivi e musicali, l' Atalanta Fugiens, una festa di uova filosofali, dragoni che si mordono la coda, sfingi, nulla è luminoso quanto la cifra segreta, tutto è geroglifico di qualcosa d'altro. Ti rendi conto, Galileo butta le pietre dalla Torre di Pisa, Richelieu gioca a Monopoli con mezza Europa, e qui tutti girano a occhi spalancati per leggere le segnature del mondo: me la contate bella voi, altro che la caduta dei gravi, qui sotto (anzi, qui sopra) c'è ben altro. Adesso ve lo dico: abracadabra. Torricelli costruiva il barometro e questi facevano balletti, giochi d'acqua e fuochi d'artificio nell'Hortus Palatinus di Heidelberg. E stava per scoppiare la guerra dei trent'anni."

"Chissà come era contenta Madre Coraggio."

"Ma anche loro non se la spassavano sempre. L'elettore palatino nel '19 accetta la corona di Boemia, credo che lo faccia perché muore dalla voglia di regnare su Praga città magica, e invece gli Asburgo un anno dopo lo inchiodano alla Montagna Bianca, a Praga si massacrano i protestanti, a Comenío gli bruciano la casa, la biblioteca, gli ammazzano la moglie e il figlio, e lui scappa di corte in corte a ripetere com'era grande e piena di speranze l'idea dei Rosa-Croce."

"E poverino anche lui, volevi che si consolasse col barometro? Ma scusa un attimo, sai che noi donne non afferriamo tutto subito come voi: chi ha scritto i manifesti?"

"Qui sta il bello, non si sa. Lasciami capire, grattami la rosacroce... no, tra le due scapole, no più su, no più a sinistra, ecco, Il. Dunque, in questo ambiente tedesco ci sono dei personaggi incredibili. Ecco Simon Studion che scrive la Naometria, un trattato occulto sulle misure del Tempio di Salomone, Heinrich Khunrath che scrive un Amphitheatrum sapientiae aeternae, pieno di allegorie con alfabeti ebraici, e caverne cabalistiche che devono aver ispirato gli autori della Fama. Costoro sono probabilmente degli amici di una di queste diecimila conventicole di utopisti della rinascita cristiana. La voce pubblica vuole che l'autore sia un certo Johann Valentin Andreae, l'anno dopo pubblicherà Le nozze chimiche di Christian Rosencreutz, ma l'aveva scritto da giovane, quindi l'idea dei Rosa-Croce gli girava in testa da tempo. Ma intorno a lui a Tubinga c'erano altri entusiasti, sognavano la repubblica di Cristianopoli, forse si sono messi tutti insieme. Ma pare lo abbiano fatto per scherzo, per gioco, non pensavano affatto di creare il pandemonio che han creato. Andreae passerà poi la vita a giurare che i manifesti non li aveva scritti lui, che comunque era un lusus, un ludibrium, una goliardata, ci rimette la reputazione accademica, si arrabbia, dice che i Rosa-Croce se anche c'erano erano tutti impostori. Ma niente. Non appena i manifesti escono sembra che la gente non aspettasse altro. I dotti di tutta Europa scrivono davvero ai Rosa-Croce, e siccome non sanno dove trovarli mandano lettere aperte, opuscoli, libri a stampa. Maier pubblica subito lo stesso anno un Arcana arcanissima dove non nomina i Rosa-Croce ma tutti son convinti che parli di loro e ne sappia più di quel che vuol dire. Alcuni millantano, dicono che avevano già letto la Fama in manoscritto. Io non credo fosse cosa da poco a quell'epoca preparare un libro, magari con incisioni, ma Robert Fludd nello stesso 1615 (e scrive in Inghilterra e stampa a Leida, calcola anche il tempo dei viaggi per le bozze) mette in circolazione una Apologia compendiaria Fraternitatem de Rosea Cruce suspicionis et infamiis maculis aspersam, veritatem quasi Fluctibus abluens et abstergens, per difendere i Rosa-Croce e liberarli dai sospetti, dalle `macchie' di cui sono stati gratificati — e questo vuoi dire che stava già infuriando un dibattito tra Boemia, Germania, Inghilterra, Olanda, tutto con corrieri a cavallo ed eruditi itineranti."


Дата добавления: 2015-12-01; просмотров: 35 | Нарушение авторских прав



mybiblioteka.su - 2015-2024 год. (0.026 сек.)