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L’arte spagnola all’ermitage

Читайте также:
  1. LA COLLEZIONE DELL’ARTE FRANCESE ALL’ERMITAGE
  2. L’ARTE OLANDESE E FIAMMINGA ALL’ERMITAGE

 

 

La collezione spagnola dell’Ermitage è tra le migliori al mondo (circa 150 quadri). Per mancanza di spazio molte opere dei maestri spagnoli sono conservate nei fondi del museo.

 

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Il Rinascimento in Spagna è cominciato quasi un secolo piu’ tardi rispetto al Rinascimento in Italia (la Reconquista è durata fino al 1492). Durante tutto il periodo della “Sacra Lotta” contro i mori la Spagna rimaneva isolata dalle influenze delle tendenze artistiche degli altri paesi europei e, come seguito, in Spagna si è formata una tendenza singolare - a una pittura ispirata da una profonda religiosità.

Le scuole principali della pittura spagnola del ‘400 sono quelle di Castilla e di Aragon. All’Ermitage abbiamo come esempi le opere dei maestri ignoti del ‘400: “S.Sebastiano e S.Fabiano”, scuola di Aragon; “La deposizione”, che è una parte di “los retablos” – le immagini sacre dietro all’altare - scuola di Castilla.

 

Luis de Morales (1520-25 – 1586).

“Madonna dolorosa”; “Madonna del bambino con filatoio” – un quadro profondamente tragico: madonna vuole proteggere il figlio da un destino tragico, ma nello stesso tempo capisce che la sua sorte è già segnata.

 

Juan Pantoja de la Cruz (1553-1608). Il piu’ famoso ritrattista spagnolo del ‘500, pittore di corte presso Filippo2 e Filippo3 (periodo dell’apogeo del ritratto di rappresentanza nella pittura spagnola).

Il “Ritratto di Diego de Villamayor” (1605). La tradizione dei ritratti maschili dell’epoca era di rappresentare i protagonisti con le armi.

 

José Ribera (1591-1652). A differenza di quasi tutti gli altri pittori spagnoli, Ribera creava le sue opere sotto una forte influenza di quelle dei pittori italiani – Annibale Carraci, Guido Reni e soprattutto Caravaggio - visto che quasi tutta la sua vita l’aveva passata in Italia (a Napoli). All’Ermitage abbiamo 6 opere del maestro. Un’opera del primo periodo della sua attività artistica – “S.Gerolamo”, 1626. E’ la prima opera firmata del maestro. S.Gerolamo (noto come san Girolamo, san Gerolamo o san Geronimo) fu un teologo e fu il primo ad aver tradotto La Bibbia in latino. La leggenda dice che un giorno S.Gerolamo sentì la tromba angelica annunciare l’apocalìssi. La figura momumentale del santo ci da l’impressione di vedere non un eremita, ma un eroe mitologico dell’antica Grecia. In questa opera si sente bene l’influenza delle tele di Caravaggio (“la luce caravaggesca”- i contrasti di luce e ombra).

“San Sebastiano e Santa Irene” (1628). Secondo la leggenda, S.Irene ha estratto le treccie dal corpo del martire e l’ha ospitato a casa sua finchè egli guarisse.

“Sant’Onofrio” (1637). S.Onofrio era un’eremita che aveva vissuto 60 anni in solitudine assoluta, desnudo e scalzo, mangiando pane e datteri che gli portava un’angelo.

Nel quadro vediamo i simboli del santo – la corona ed il craneo. Il quadro sembra di essere quasi monocromo, ma è ricchissimo di sfumature del grigio, marrone, color oliva. E’ un tipico “tenebroso”.

L’opera di Josè Ribera ha influenzato moltissimi pittori spagnoli.

 

Francisco Surbaran (1598-1664). E’ stato soprannominato “pittore dei monaci”, perchè quasi tutta la sua attività artistica era dedicata a creare le opere a soggetto religioso per i conventi di Sevilla.

“San Lorenzo” (1636). Il santo è raffigurato con la graticola sulla quale, secondo la leggenda, è stato bruciato. E’ un esempio di pittura monumentale e solenne.

“Madonna adolescente” (circa 1660). Maria è raffigurata mentre dice le orazioni. Nel suo sguardo non si vede nessun fanatismo o estasi, il suo volto è calmo e sereno – sembra un viso di una tipica ragazza spagnola dell’epoca.

La “Crocefissione” (fine degli anni ’50 del ‘600);

“S.Fernando Terzo, re di Castilla”.

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El Greco ( Domènikos Theotokòpulos, 1541-1614). Nato a Creta ed essendo di nazionalità greca, ricevette il soprannome di El Greco. Il suo talento si è formato sotto l’influenza dei modelli italiani perchè ha lavorato per un certo periodo alla bottega di Tiziano. L’atmosfera di fanatismo religioso e di misticismo che lo circondavano a Toledo lasciarono una traccia profonda e indelèbile sulla natura dell’artista: in molte composizioni, di solito a soggetto religioso, egli dipinge le figure strane, innaturalmente allungate, che suscitano l’angoscia.

Gli “ Apostoli Pietro e Paolo” è uno dei capolavori dell’artista ed è l’unico sua opera che si trovi all’Ermitage. Il quadro è basato sulla contrapposizione di due figure. Lo sguardo malinconico, la testa inclinata, il viso pallido di Pietro, la linea delle spalle abbassate – tutto sottolinea l’umile bontà, la dolcezza e l’indecisione del carattere. Al contrario, l’apostolo Paolo è dipinto come un uomo forte e volitivo. Lo sguardo ardente, il movimento energico della mano con cui si appoggia al Libro Sacro, il gesto esplicativo dell’altro braccio rivelano in lui il predicatore convinto e appassionato.

In questo quadro il maestro rappresenta i caratteri e le psicologie opposte.

 

Diego Rodriguez de Silva y Velàzquez (1599-1660). E’ famoso grazie al suo profondo realismo e al suo virtuosismo pittorico. A differenza di molti pittori suoi contemporanei, Velazquez non dipinge quasi mai i quadri di soggetto religioso, ma quelli in cui rappresenta i personaggi del popolo nel loro ambiente naturale. I sostenitori dell’arte religiosa chiamavano la pittura di genere con un appellativo sprezzante di “bodegone”.

Velazquez dipingeva volentieri questo tipo di quadri già nei primi anni della sua attività. All’Ermitage abbiamo due opere del celebre maestro.

La “Colazione” (circa 1617) è una di queste tele. E’ una scena dipinta dal vivo. Gli uomini si sono riuniti attorno al tavolo. Ognuno è caratterizzato dall’atteggiamento diverso a secondo dell’età. Il vecchio è serio e concentrato. Il ragazzo alza la bottiglia di vino e ride allegramente perchè lo diverte la possibilità di bere con gli adulti. Il giovane sorride ironicamente e invita anche noi spettatori a notare l’inopportuno entusiasmo del ragazzo.

Questo quadro fa da testimone dell’orientamento realistico di talento di Velazquez. Lo conserva anche in seguito, quando diventa pittore di corte presso Filippo Quarto.

Il “Ritrato di Olivares” (circa 1638-1640)è uno dei quadri di quel periodo, ed è una delle “perle” della collezione dell’arte spagnola all’Ermitage. Il duca Olivares era il favorito del monarca e un famoso avventuriero dell’epoca. Essendosi approfittato della debolezza di Filippo Quarto, è diventato di fatto capo dello stato. Lo sfondo scuro del quadro, l’abito nero e

le linee del colletto bianco del duca concentrano la nostra attenzione sul suo viso e ci fanno percepire il riserbo, la perfidia e la risolutezza di quest’uomo.

 

 

Il realismo segna anche l’arte di altri pittori spagnoli del 17 secolo, uno dei quali è Antonio Puga.

Le sue opere sono una rarità per i musei del mondo. La sua biografia ci è ignota. L’opera di Puga è rappresentata all’Ermitage con il quadro di genere l’ “Arrotino”.

In questo quadro Puga dipinge una scena di strada, ma non rappresenta la strada stessa, perchè lo attrae di piu’ la gente. Sullo sfondo neutro vediamo un gruppo di persone. Il protagonista del quadro - l’arrotino - è messo in rilievo. E’ esplicito il suo legame con gli altri personaggi e quello di tutto il gruppo con lo spettatore. Lo sguardo della donna è rivolto verso di noi. Le pose, i gesti sono colti con precisione; gli abiti, il carretto con l’arrotatrice sono dipinti con accuratezza, in dettaglio. La tendenza a narrare in modo realistico la vita quotidiana, il carattere democratico dei quadri di Puga ci permettono di annoverare l’artista tra i piu’ grandi nomi della scuola spagnola.

 

All’Ermitage ci sono tredici opere di Bartolomé Esteban Murillo (1617-1682). Non tutte sono esposte nelle sale del museo, una parte di esse viene conservata nei fondi dell’Ermitage. L’arte di Murillo è rappresentata all’Ermitage con le opere di primo piano. E’ molto viva la scenetta che

rappresenta un bambino ritratto in un abito misero, strappato ai gomiti, che sorride vedendo un cane. Il quadro si chiama proprio così – “ Bambino con il cane ” (la metà degli anni ’50 del ‘600). Murillo ed i suoi contemporanei ritraevano spesso la Vergine che era particolarmente venerata in Spagna cattolica. E’ molto caratteristico il quadro di Murillo l’ “Assunzione della Vergine ”. Nonostante il viso un pò da bambola della Madonna, è un’idealizzazione dell’immagine femminile. L’artista crea l’illusione di una figura che si sollevi verso l’alto. Murillo ritrae la Madonna con l’ottica di uno spettatore che la contempli dal basso, come se lei si allontanasse da noi con il braccio levato e con gli occhi rivolti al cielo. Le braccia protese degli angeli che la circondano e il buio nella parte inferiore del quadro che si trasforma progressivamente in luce nella parte superiore rafforzano l’effetto della scena.

L’ “Adorazione dei pastori”

La “Fuga in Egitto”

La “Benedizione di Giacomo”

 

 

L’opera del grandissimo pittore spagnolo Francisco Goya (Francisco José de Goya y Lucientes, 1746-1828 ) è rappresentata all’Ermitage dall’unico quadro – il “Ritratto di attrice Antonia Sarate” (circa 1811), regalato al museo da Armand Hammer nel 1972. Abbiamo anche alcune acqueforti dalle serie di “Caprichos”(“i Capricci”) e “Tauromaquìa”(“la Tauromachìa”), collocate nelle sale riservate per le incisioni.

 


Дата добавления: 2015-11-16; просмотров: 38 | Нарушение авторских прав


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