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Harry Potter e la Pietra Filosofale. 12 страница



 

Proviamo con qualcuna di queste’.

 

Tirò fuori da una tasca un sacchetto di comuni palle da golf e, pochi minuti dopo, lui e Harry volteggiavano in aria, con Baston che tirava le palle da golf il più forte possibile in ogni direzione perché Harry le prendesse.

 

Harry non ne mancò neanche una e Baston era... al settimo cielo.

 

Mezz'ora dopo, s'era fatto buio pesto e dovettero smettere di giocare.

 

‘La Coppa del Quidditch porterà il nostro nome, quest'anno’ disse Baston felice mentre arrancavano verso il castello. ‘Non mi sorprenderebbe che tu diventassi più bravo di Charlie Weasley, e lui avrebbe potuto giocare per la nazionale, se non se ne fosse andato a caccia di draghi’.

 

Forse per tutte le cose che aveva da fare, con gli allenamenti di Quidditch tre sere a settimana oltre alla gran quantità di compiti, Harry stentava a credere che fossero passati quasi due mesi da quando era arrivato a Hogwarts. Al castello, si sentiva come a casa sua, molto più di quanto non gli fosse mai accaduto a Privet Drive. Anche le lezioni stavano cominciando a diventare sempre più interessanti, ora che avevano imparato a padroneggiare le nozioni fondamentali.

 

La mattina di Halloween si svegliarono al profumo delizioso di zucca al forno che aleggiava per i corridoi. E per giunta, durante la lezione di Incantesimi, il professor Vitious aveva annunciato che li riteneva pronti a far volare gli oggetti, una cosa che morivano dalla voglia di provare fin da quando gli avevano visto far girare vorticosamente per la classe il rospo di Neville.

 

Per l'esercitazione, il professor Vitious divise la scolaresca in coppie. Il compagno di Harry fu Seamus Finnigan (il che fu un sollievo per lui, dato che Neville aveva già cercato di cavargli un occhio). Ma a Ron toccò Hermione Granger. Era difficile dire chi dei due fosse più scontento della cosa. Lei non aveva più rivolto la parola a nessuno dei due dal giorno in cui era arrivato il manico di scopa di Harry.

 

‘Non dimenticate quel grazioso movimento del polso che ci siamo esercitati a ripetere!’ strillò il professor Vitious, arrampicato, come al solito, sopra la sua pila di libri. ‘Agitare e colpire, ricordate, agitare e colpire. Un'altra cosa molto importante è pronunciare correttamente le parole magiche... Non dimenticate mai il Mago Baruffio che disse "s" invece di "z" e si ritrovò steso a terra con un orso sopra il petto’.

 

Era molto difficile. Harry e Seamus agitarono e colpirono, ma la piuma che avrebbero dovuto mandare verso l'alto era sempre lì sopra il banco. L'impazienza di Seamus fu tale che il ragazzo la stuzzicò con la bacchetta magica e le appiccò fuoco... e Harry dovette spegnerlo con il cappello.

 

Ron, nel banco accanto, non aveva maggiore fortuna.

 

‘Wingardium Leviosa!’ gridò agitando le lunghe braccia come un mulino a vento.

 

‘Lo stai dicendo sbagliato’ Harry udì Hermione sbottare.

 

‘Wing-gar-dium Levi-o-sa: devi pronunciare il "gar" bello lungo’.

 

‘E fallo te, visto che sei tanto brava!’ la rimbeccò Ron.

 

Hermione si rimboccò le maniche della tunica, agitò la bacchetta magica e disse: ‘Wingardium Leviosa!’

 

La piuma si sollevò dal banco e rimase sospesa in aria a circa un metro e mezzo sopra le loro teste.

 

‘Molto bene!’ gridò il professor Vitious battendo le mani. ‘Avete visto tutti? Miss Granger c'è riuscita!’

 

Alla fine della lezione Ron era di pessimo umore.

 

‘Non c'è da stupirsi che nessuno la sopporti’ disse a Harry mentre si facevano largo nel corridoio sovraffollato. ‘Quella ragazza è un incubo, parola mia!’

 

Harry si sentì battere su una spalla da qualcuno che lo superò. Era Hermione. Le intravide il volto... e si rese conto con stupore che era in lacrime.

 

‘Credo che ti abbia sentito’.

 

‘E allora?’ disse Ron, ma aveva l'aria un po' imbarazzata. ‘Deve essersi resa conto che non ha amici’.



 

Hermione non si presentò alla lezione successiva e non si fece vedere per tutto il pomeriggio. Mentre si avviavano verso la Sala Grande per la festa di Halloween, Harry e Ron sentirono Calì Patil dire alla sua amica Lavanda che Hermione stava piangendo nel bagno delle femmine e voleva essere lasciata in pace. A questa notizia, Ron si sentì ancora più imbarazzato, ma un attimo dopo erano nella Sala Grande, dove le decorazioni per Halloween fecero loro dimenticare Hermione.

 

Un migliaio di pipistrelli si staccò in volo dalle pareti e dal soffitto, mentre un altro migliaio sorvolò i tavoli in bassi stormi neri, facendo tremolare le candele dentro le zucche. Le pietanze del banchetto apparvero all'istante nei piatti d'oro, come era avvenuto per il banchetto di inizio anno.

 

Harry si stava servendo una patata farcita, quando il professor Raptor entrò nella sala di corsa, con il turbante di traverso e il terrore dipinto in volto. Tutti gli sguardi erano puntati su di lui mentre si avvicinava alla sedia del professor Silente, inciampava sul tavolo e con un filo di voce diceva: ‘Un mostro... nei sotterranei...

 

pensavo di doverglielo dire’.

 

E si accasciò a terra svenuto.

 

Nacque un tumulto. Ci vollero diversi petardi viola della bacchetta magica del professor Silente per ripristinare il silenzio.

 

‘Prefetti’ tuonò, ‘riportate immediatamente i ragazzi nei rispettivi dormitori, immediatamente!’

 

Percy era nel suo elemento.

 

‘Seguitemi! Voi del primo anno, rimanete uniti. Non avete ragione di temere il mostro se seguite i miei ordini. Fate largo, passano quelli del primo anno. Scusate, scusate, sono un prefetto’.

 

‘Ma come ha fatto a entrare un mostro?’ chiese Harry mentre salivano le scale.

 

‘Non chiederlo a me. Si dice che siano esseri veramente stupidi’

 

disse Ron. ‘Forse è stato Pix, per fare uno scherzo di Halloween’.

 

Incontrarono vari gruppi di ragazzi che si affrettavano in direzioni diverse.

 

Come furono riusciti a farsi largo a spintoni tra una folla di Tassorosso agitatissimi, all'improvviso Harry afferrò il braccio di Ron.

 

‘M'è venuto in mente soltanto ora... Hermione!’

 

‘Che cosa le è successo?’

 

‘Non sa del mostro’.

 

Ron si morse il labbro.

 

‘E va bene!’ esclamò. ‘Ma è meglio che Percy non ci veda’.

 

Piegandosi velocemente, si confusero col gruppo dei Tassorosso che andavano nella direzione opposta, sgattaiolarono verso un corridoio laterale deserto e spiccarono una corsa verso il bagno delle femmine.

 

Avevano appena svoltato l'angolo, quando udirono dei passi rapidi dietro di loro.

 

‘Percy’ sibilò Ron spingendo Harry dietro a un grosso grifone di pietra.

 

Tuttavia, guardando meglio, non videro Percy, bensì Piton, il quale attraversò il corridoio e sparì dalla vista.

 

‘Che cosa diavolo sta facendo?’ sussurrò Harry. ‘Perché non è giù nei sotterranei con gli altri insegnanti?’

 

‘E che ne so io’.

 

Percorsero furtivi il corridoio successivo il più silenziosamente possibile seguendo l'eco dei passi di Piton che si andavano affievolendo.

 

‘Si sta dirigendo al terzo piano’ disse Harry, ma Ron gli prese la mano.

 

‘Non senti uno strano odore?’

 

Harry annusò l'aria e gli giunse alle narici un orrendo fetore, un misto di calzini sporchi e di gabinetto pubblico non pulito da tempo.

 

E poi lo udirono: un cupo grugnito e i passi strascicati di piedi giganteschi; all'estremità di un passaggio sulla sinistra, qualcosa di enorme avanzava verso di loro. Si ritirarono in ombra e lo stettero a guardare mentre si ergeva da una pozza di luce lunare.

 

Fu una visione orripilante. Alto più di tre metri, aveva la pelle di un color grigio granito senza sfumature, il corpo bitorzoluto come un sasso, con in cima una testa piccola e glabra, come una noce di cocco. Le gambe erano corte e tozze come tronchi d'albero e i piedi piatti e ricoperti di corno. L'odore che emanava da quella creatura era incredibile. Aveva in mano un'immensa clava di legno che strascinava per terra per via delle braccia troppo lunghe.

 

Il mostro si fermò vicino a una porta e guardò dentro. Agitò le lunghe orecchie cercando, con la sua mente limitata, di prendere una decisione; poi, con andatura goffa e lenta, entrò.

 

‘La chiave è nella toppa’ bisbigliò Harry. ‘Potremmo chiuderlo dentro’.

 

‘Buona idea’ disse Ron nervoso.

 

Strisciando lungo il muro, raggiunsero la porta, che era aperta; avevano la bocca secca e pregavano in cuor loro che il mostro non avesse deciso di uscire. Con un grande balzo, Harry riuscì ad afferrare la chiave, chiuse la porta e la sprangò.

 

‘Ecco fatto!’

 

Tutti ringalluzziti dalla vittoria, risalirono di corsa il passaggio ma, una volta giunti all'angolo, udirono qualcosa che gli raggelò il sangue nelle vene: un acuto grido di terrore, che proveniva dalla stanza che avevano appena chiuso a chiave.

 

‘Oh, no!’ esclamò Ron pallido come il fantasma del Barone Sanguinario.

 

‘il bagno delle femmine!’ ansimò Harry.

 

‘Hermione!’ esclamarono a una sola voce.

 

Era l'ultima cosa che avrebbero voluto fare, ma quale altra scelta avevano? Fecero dietrofront, ripercorsero all'impazzata il corridoio fino alla porta e girarono la chiave, annaspando per il panico. Harry la spalancò ed entrambi si precipitarono dentro.

 

Hermione Granger stava rannicchiata contro la parete opposta e aveva tutta l'aria di essere sul punto di svenire. Il mostro avanzava verso di lei e, nella sua marcia, strappava via dal muro i lavandini.

 

‘Maledizione!’ esclamò Harry disperato rivolto a Ron, e afferrato un rubinetto, lo scagliò con tutta la forza che aveva contro la parete.

 

Il mostro si fermò a pochi metri da Hermione. Si girò goffamente, sbattendo gli occhi con espressione ottusa per vedere che cosa avesse provocato quel rumore. I suoi occhietti malvagi videro Harry. Esitò, poi decise di dirigersi verso di lui, cosa che fece brandendo la clava.

 

‘Ehi, tu, cervello di gallina!’ gridò Ron dal lato opposto della stanza, scagliandogli contro un tubo di metallo. Sembrò che il mostro non si fosse neanche accorto del corpo contundente che lo aveva colpito alla spalla, ma che avesse udito il grido; si fermò di nuovo, volgendo ora il suo grugno orrendo verso Ron, e dando così il tempo a Harry di aggirarlo.

 

‘Dai, corri, corri!’ gridò Harry a Hermione, cercando di tirarla verso la porta. Ma la ragazza era paralizzata, incollata al muro, con la bocca spalancata per il terrore.

 

Le grida e il frastuono sembrarono rendere furioso il mostro. Emise un altro barrito poderoso e si avviò veloce in direzione di Ron che era il più vicino e non aveva vie di scampo.

 

A quel punto, Harry fece una cosa al tempo stesso molto coraggiosa e molto stupida: presa la rincorsa, spiccò un salto e cercò di aggrapparsi al collo del mostro, cingendolo con le braccia da dietro.

 

Il mostro non si accorse che Harry gli si era attaccato; ma non poté ignorare il pezzo di legno che gli venne infilato su per il naso.

 

Quando Harry aveva spiccato il salto aveva la bacchetta magica in mano, quella si era introdotta in una delle narici del bestione.

 

Ululando di dolore, il mostro cominciò a roteare la sua clava e a menar colpi, con Harry sempre aggrappato alla schiena che cercava di vendere cara la pelle; da un momento all'altro, avrebbe potuto scrollarselo di dosso o assestargli una tremenda mazzata con la clava.

 

Hermione, terrorizzata, si era accasciata al suolo; Ron tirò fuori la bacchetta magica e, senza sapere neanche che cosa avrebbe fatto, udì la propria voce gridare il primo incantesimo che gli veniva in mente: ‘Wingardium Leviosa!’

 

La clava sfuggì improvvisamente dalle mani del mostro, si sollevò in aria, in alto, sempre più in alto, poi lentamente invertì direzione e ricadde pesantemente sulla testa del suo proprietario, con uno schianto assordante. Il mostro vacillò e poi cadde a muso avanti con un tonfo che fece tremare tutta la stanza.

 

Harry si rimise in piedi. Tremava e gli mancava il fiato. Ron era lì, immobile, con la bacchetta ancora alzata, a contemplare il proprio operato.

 

La prima a parlare fu Hermione.

 

‘E'... morto?’

 

‘Non credo’ disse Harry. ‘Credo che lo abbiamo semplicemente messo K.O.’.

 

Si chinò sul mostro e gli estrasse la bacchetta dal naso. Era coperta di una sostanza che sembrava una colla grigia tutta grumi.

 

‘Puah! Caccole di mostro!’

 

E ripulì la bacchetta sui calzoni del bestione.

 

Un improvviso sbattere di porte e un gran rumore di passi obbligarono tutti e tre ad alzare lo sguardo. Non si erano resi conto di quale e quanto baccano avessero fatto, ma naturalmente, di sotto, qualcuno doveva aver sentito il frastuono e i barriti. Un attimo dopo, la professoressa Mcgranitt faceva irruzione nel locale, seguita da Piton e da Raptor che chiudeva il terzetto. Raptor lanciò un'occhiata al mostro, emise un flebile gemito e si sedette rapidamente su una tazza del gabinetto tenendosi una mano premuta sul cuore.

 

Piton si chinò sul mostro. La Mcgranitt guardava i ragazzi. Harry non l'aveva mai vista tanto arrabbiata. Aveva le labbra livide. La speranza di guadagnare cinquanta punti per i Grifondoro svanì all'istante.

 

‘Che cosa diavolo credevate di fare?’ chiese la Mcgranitt con una furia glaciale nella voce. Harry guardò Ron, che stava ancora con la bacchetta sospesa in aria. ‘Avete corso il rischio di venire ammazzati. Perché non eravate nel vostro dormitorio?’

 

Piton lanciò a Harry uno sguardo rapido e penetrante. Harry abbassò il suo a terra. Avrebbe voluto che Ron mettesse giù quella bacchetta magica.

 

Poi, dall'ombra, si sentì una vocina flebile.

 

‘La prego, professoressa Mcgranitt... erano venuti a cercare me’.

 

‘Signorina Granger!’

 

Finalmente, Hermione era riuscita a mettersi in piedi.

 

‘Ero andata in cerca del mostro perché... perché pensavo di essere in grado di affrontarlo da sola... perché... sa... ho letto tutto sui mostri’.

 

A Ron cadde la bacchetta di mano. Hermione Granger che mentiva sfacciatamente a un insegnante!

 

‘Se non mi avessero trovato, sarei morta. Harry gli ha infilato la bacchetta nel naso e Ron l'ha steso con un colpo della sua stessa clava. Non hanno avuto il tempo di andare a chiamare nessuno. Quando sono arrivati, il mostro stava per uccidermi’.

 

Harry e Ron cercarono di darsi l'aria di sapere tutto da prima.

 

‘Be'... in questo caso...’ disse la Mcgranitt guardandoli tutti e tre. ‘Signorina Granger, piccola incosciente, come hai potuto pensare di affrontare da sola un mostro di montagna?’

 

Hermione chinò la testa. Harry era senza parole: Hermione era l'ultima persona al mondo capace di infrangere una regola, ed eccola là, a fingere di averlo fatto, per scagionare loro. Era come se Piton avesse cominciato a distribuire caramelle.

 

‘Signorina Granger, per questo a Grifondoro verranno tolti cinque punti’ disse la professoressa Mcgranitt. ‘Mi hai molto delusa. Se non sei ferita, torna immediatamente alla torre di Grifondoro. Gli studenti stanno finendo di festeggiare Halloween nei rispettivi dormitori’.

 

Hermione uscì.

 

La professoressa Mcgranitt si rivolse a Harry e Ron.

 

‘Bene, torno a dire che siete stati fortunati, ma non molti allievi del primo anno avrebbero saputo tenere testa a un mostro di montagna così grosso. Vincete cinque punti ciascuno per Grifondoro. Il professor Silente ne sarà informato. Potete andare’.

 

Corsero via e non spiccicarono parola fino a che non furono arrivati due piani più su. A parte il resto, fu un sollievo lasciarsi alle spalle il tanfo di quel mostro.

 

‘Avremmo meritato di guadagnare più di dieci punti’ bofonchiò Ron.

 

‘Vorrai dire cinque, una volta sottratti i cinque punti di Hermione’.

 

‘stata buona a toglierci dai guai in quel modo’ ammise Ron. ‘Ma non dimentichiamo che siamo stati noi a salvare lei!’

 

‘Però, non avrebbe avuto bisogno di nessun salvataggio se non avessimo chiuso a chiave quel coso insieme a lei’ gli ricordò Harry.

 

Erano arrivati al ritratto della Signora Grassa.

 

‘Grugno di porco’ dissero, ed entrarono.

 

La sala di ritrovo era gremita di gente e molto rumorosa. Tutti stavano mangiando le pietanze spedite su dalle cucine. Hermione era sola soletta, vicino alla porta, e li aspettava. Ci fu un silenzio pieno d'imbarazzo. Poi, senza guardarsi negli occhi, tutti e tre dissero ‘Grazie’ e corsero via a procurarsi dei piatti.

 

Ma da quel momento, Hermione Granger divenne loro amica.

 

impossibile condividere certe avventure senza finire col fare amicizia, e mettere K.O. un mostro di montagna alto quattro metri è fra quelle.

 

Capitolo 11:

 

Il Quidditch

 

All'inizio di novembre cominciò a fare molto freddo. Le montagne intorno alla scuola si tinsero di un grigio glaciale e il lago divenne una lastra di gelido metallo. Tutte le mattine il terreno era coperto di brina. Dalle finestre delle scale dei piani superiori si vedeva Hagrid intento a scongelare i manici di scopa nel campo da Quidditch, infagottato in un lungo pastrano di fustagno, guanti di pelo di coniglio ed enormi stivali foderati di castoro.

 

La stagione del Quidditch era iniziata. Quel sabato, Harry avrebbe giocato la sua prima partita dopo settimane di allenamento: Grifondoro contro Serpeverde. Se avesse vinto, il Grifondoro avrebbe rimontato la classifica, passando al secondo posto nel campionato dei dormitori.

 

Quasi nessuno aveva visto Harry giocare, perché Baston aveva deciso che, essendo l'arma segreta della squadra, non si doveva sapere della sua presenza in campo. Ma non si sa come, la notizia che avrebbe giocato come Cercatore era trapelata, e lui non sapeva che cosa fosse peggio: sentirsi dire che si sarebbe certamente comportato da campione o che qualcuno, a terra, avrebbe dovuto correre su e giù tenendogli sotto un materasso.

 

Era veramente una fortuna, per Harry, essere diventato amico di Hermione. Senza di lei, non avrebbe saputo come fare con i compiti, visto che Baston imponeva alla squadra allenamenti frequenti con breve preavviso. Lei gli aveva anche prestato il libro Il Quidditch attraverso i secoli, una lettura molto interessante.

 

Harry imparò così che esistevano settecento modi di commettere un fallo a Quidditch, e che durante una partita di campionato mondiale, nel 1473, si erano verificati tutti quanti; che in genere i Cercatori erano i giocatori più piccoli e più veloci e che gli incidenti più gravi sembravano capitare proprio a loro; che sebbene i giocatori morissero di rado durante una partita di Quidditch, si aveva notizia di arbitri svaniti nel nulla e ricomparsi nel deserto del Sahara a distanza di mesi.

 

Da quando Harry e Ron l'avevano salvata dal mostro, Hermione era diventata un po' meno rigida per quanto riguardava l'osservanza delle regole, il che la rendeva molto più simpatica. La vigilia della prima partita di Harry, si trovavano tutti e tre fuori nel cortile gelido, durante la ricreazione, e lei aveva fatto apparire per incanto un fuoco di un azzurro splendente, che si poteva trasportare tenendolo in un barattolo della marmellata. Ci si stavano scaldando tutti e tre la schiena, quando Piton attraversò il cortile. Harry notò immediatamente che zoppicava. I tre ragazzi si strinsero intorno al fuoco per impedirne la vista; erano sicuri che fosse proibito.

 

Purtroppo, l'espressione colpevole che portavano dipinta in faccia attirò l'attenzione di Piton. Il professore venne avanti. Non aveva notato il fuoco, ma sembrava che stesse cercando un pretesto per rimproverarli.

 

‘Che cosa nascondi là dietro, Potter?’

 

Era il volume Il Quidditch attraverso i secoli. Harry glielo mostrò.

 

‘proibito portare fuori dagli edifici scolastici i libri della biblioteca’ disse Piton. ‘Dammelo. Cinque punti in meno per Grifondoro’.

 

‘Questa regola se l'è inventata’ borbottò Harry risentito mentre Piton si allontanava zoppicando. ‘Mi chiedo che cosa si è fatto alla gamba’.

 

‘Non lo so, ma spero che gli faccia molto male’ commentò Ron amareggiato.

 

Quella sera, la sala di ritrovo di Grifondoro era tutta un brusio di voci. Harry, Ron e Hermione sedevano insieme vicino a una finestra. Hermione stava correggendo i compiti di Incantesimi di Harry e Ron. Lei non avrebbe mai permesso che copiassero (‘Altrimenti, come imparate?’) ma chiedendole di correggerglieli, i due ragazzi riuscivano a ottenere comunque le soluzioni esatte.

 

Harry si sentiva irrequieto. Avrebbe voluto riavere Il Quidditch attraverso i secoli per distrarsi dal pensiero della partita dell'indomani, che lo rendeva nervoso. Ma perché mai doveva aver paura di Piton? Alzandosi, comunicò a Ron e a Hermione che intendeva andargli a chiedere di restituirglielo.

 

‘Meglio te che io’ dissero a una voce Ron e Hermione, ma Harry aveva idea che Piton non glielo avrebbe rifiutato, se alla richiesta fossero stati presenti altri insegnanti.

 

Si recò davanti alla sala dei professori e bussò. Non ottenne risposta. Bussò ancora. Niente.

 

Chissà che Piton non avesse lasciato il libro là dentro? Valeva la pena tentare. Socchiuse la porta e sbirciò. Una scena orribile gli si parò davanti agli occhi.

 

Piton e Gazza erano nella stanza, soli. Piton si teneva il mantello sollevato al disopra delle ginocchia. Aveva una gamba tutta maciullata e sanguinante. Gazza gli stava porgendo delle bende.

 

‘Dannato coso’ stava imprecando Piton. ‘Come si fa a tenere a bada tutte e tre le teste contemporaneamente?’

 

Harry cercò di chiudere la porta senza far rumore, ma...

 

‘POTTER!’

 

Con il volto contorto dall'ira, Piton si abbassò rapidamente l'abito per nascondere la gamba. Harry inghiottì.

 

‘Mi chiedevo soltanto se potevo riavere indietro il mio libro’.

 

‘ESCI fUORI! FuORI!’

 

Harry se ne andò prima che Piton avesse il tempo di togliere altri punti a Grifondoro. Risalì di corsa le scale.

 

‘Ci sei riuscito?’ chiese Ron quando Harry li ebbe raggiunti. ‘Che cosa è successo?’

 

Bisbigliando a voce bassissima, Harry raccontò quel che aveva visto.

 

‘Sapete che cosa significa questo?’ chiese affannosamente alla fine. ‘Il giorno di Halloween, Piton ha cercato di eludere la sorveglianza del cane a tre teste! Ecco dove stava andando quando lo abbiamo visto... sta cercando di impadronirsi della cosa a cui il cane fa la guardia! E sono pronto a scommettere il mio manico di scopa che è stato lui a far entrare il mostro, per creare un diversivo!’

 

Hermione lo ascoltava con gli occhi sbarrati.

 

‘No... non lo farebbe mai’ disse. ‘Lo so, non è molto simpatico, ma non cercherebbe mai di rubare qualcosa che Silente tiene sotto stretta sorveglianza’.

 

‘Ma senti un po', Hermione, credi davvero che tutti gli insegnanti siano dei santi, o roba del genere?’ rimbeccò Ron. ‘Io sono d'accordo con Harry. Penso che Piton sia capace di tutto. Ma che cosa sta cercando? E a che cosa fa la guardia quel cane?’

 

Harry andò a dormire con quella domanda che gli ronzava per la testa. Neville russava forte, ma lui non riuscì ad addormentarsi.

 

Cercò di liberarsi la mente - aveva bisogno di dormire, doveva farlo, tra qualche ora avrebbe giocato la sua prima partita a Quidditch - ma non era facile dimenticare l'espressione di Piton quando lui gli aveva visto la gamba.

 

All'alba dell'indomani, la giornata si presentava luminosa e fredda. La Sala Grande era piena del profumo delizioso delle salsicce fritte e dell'allegro chiacchiericcio dei ragazzi che non vedevano l'ora di assistere a una bella partita.

 

‘Devi mangiare qualcosa’.

 

‘Non voglio niente’.

 

‘Soltanto un pezzetto di toast’ lo blandì Hermione.

 

‘Non ho fame’.

 

Harry si sentiva malissimo. Di lì a un'ora avrebbe fatto il suo ingresso in campo.

 

‘Harry, hai bisogno di tutte le tue forze’ gli disse Seamus Finnigan. ‘I Cercatori sono sempre quelli che vengono acchiappati dall'altra squadra’.

 

‘Grazie del conforto morale, Seamus’ disse Harry guardandolo versarsi una generosa quantità di ketchup sulle salsicce.

 

Per le undici, tutta la scolaresca era sugli spalti, intorno al campo di Quidditch. Molti erano armati di binocoli. Anche se i sedili potevano sollevarsi in aria, a volte era comunque difficile seguire quel che succedeva in campo.

 

Ron e Hermione si unirono a Neville, Seamus e Dean, il tifoso del calcio, che erano sulla gradinata più alta. Per fare una sorpresa a Harry, avevano dipinto un grosso striscione, ricavato da uno dei lenzuoli che il topo Crosta aveva rosicchiato. Sopra ci avevano scritto Potter sei tutti noi, e sotto Dean, che era molto bravo a disegnare, aveva schizzato un grosso leone, simbolo di Grifondoro.

 

Poi Hermione aveva fatto un piccolo, ingegnoso incantesimo per cui i colori apparivano cangianti.

 

Nel frattempo, negli spogliatoi, Harry e il resto della squadra si stavano cambiando e indossavano la loro divisa scarlatta (i Serpeverde avrebbero giocato in verde).

 

Baston si schiarì la voce per intimare il silenzio.

 

‘Allora, ragazzi...’ disse.

 

‘...e ragazze’ completò la Cacciatrice Angelina Johnson.

 

‘E ragazze’ convenne Baston. ‘Ci siamo’.

 

‘Il gran giorno è arrivato’ disse Fred Weasley.

 

‘Il gran giorno che tutti aspettavamo da tanto’ gli fece eco George.

 

‘Il discorso di Baston lo sappiamo a memoria’ spiegò Fred a Harry.

 

‘Eravamo nella squadra anche l'anno scorso’.

 

‘Chiudete il becco, voi due!’ disse Baston. ‘Quella di oggi è la squadra migliore che Grifondoro ha avuto da anni. Vinceremo. Lo so’.

 

Li guardò come a dire: ‘Altrimenti dovrete fare i conti con me’.

 

‘Bene. ora di entrare in campo. In bocca al lupo a tutti’.

 

Harry seguì Fred e George fuori dagli spogliatoi sperando che le ginocchia non gli si piegassero per l'emozione ed entrò in campo salutato da grandi ovazioni.


Дата добавления: 2015-11-04; просмотров: 22 | Нарушение авторских прав







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