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Il pendolo di Foucault 18 страница

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Le collane della Garamond avevano nomi seri e pensosi, come Studi Umanistici o Philosophia. Le collane della Manuzio avevano nomi delicati e poetici: Il Fiore che Non Colsi (poesia), La Terra Incognita (narrativa), L’Ora dell'Oleandro (ospitava titoli tipo Diario di una fanciulla malata), l'Isola di Pasqua (mi parve di saggistica varia), Nuova Atlantide (l'ultima opera pubblicata era Koenigsberg Redenta - Prolegomeni a ogni metafisica futura che si presenti come doppio sistema trascendentale e scienza del noumeno fenomenale). Su tutte le copertine, il marchio della casa, un pellicano sotto una palma, con il motto "io ho quel che ho donato".

Belbo fu vago e sintetico: il signor Garamond possedeva due case editrici, ecco tutto. Nei giorni seguenti mi resi conto che il passaggio tra la Garamond e la Manuzio era del tutto privato e confidenziale. Di fatto l'ingresso ufficiale della Manuzio era in via Marchese Gualdi e in via Gualdi l'universo purulento di via Sincero Renato lasciava posto a facciate pulite, marciapiedi spaziosi, ingressi con ascensore in alluminio. Nessuno avrebbe potuto sospettare che un appartamento di un vecchio stabile di via Sincero Renato comunicasse, con soli tre scalini di dislivello, con un uno stabile di via Gualdi. Per ottenere il permesso il signor Garamond doveva aver fatto salti mortali, credo si fosse raccomandato a uno dei suoi autori, funzionario del Genio Civile.

Eravamo stati ricevuti subito dalla signora Grazia, blandamente matronale, foulard di marca e tailleur dello stesso colore delle pareti, che ci aveva introdotto con un accurato sorriso nella sala del mappamondo.

La sala non era immensa, ma richiamava alla mente il salone di Palazzo Venezia, con un globo terracqueo all'ingresso, e la scrivania di mogano del signor Garamond là in fondo, che pareva di guardarlo con un binocolo rovesciato. Garamond ci aveva fatto cenno di avvicinarci, e mi ero sentito intimidito. Più tardi; all'ingresso di De Gubernatis, Garamond gli sarebbe andato incontro, e questo gesto di cordialità gli avrebbe conferito ancor più carisma, perché il visitatore avrebbe visto prima lui che attraversava la sala, e poi l'avrebbe attraversata al braccio dell'ospite, e lo spa-zio quasi per magia si sarebbe raddoppiato.

Garamond ci fece sedere di fronte alla sua scrivania, e fu brusco e cordiale. "Il dottor Belbo mi ha parlato bene di lei, dottor Casaubon. Abbiamo bisogno di collaboratori valenti. Come avrà capito, non si tratta di un'assunzione, non possiamo permettercerlo. Sarà compensata adeguata-mente la sua assiduità, la sua devozione, se mi consente, perché il nostro lavoro è una missione."

Mi disse una cifra a forfait in base alle ore di lavoro presunte, che a quei tempi mi parve ragionevole.

"Ottimo, caro Casaubon." Aveva eliminato il titolo, dal momento che ero diventato un dipendente. "Questa storia dei metalli deve diventare splendida, dirò di più, bellissima. Popolare, accessibile, ma scientifica. Deve colpire la fantasia del lettore, ma scientificamente. Le faccio un esempio. Leggo qui nei primi abbozzi che esisteva questa sfera, come si chiama, di Magdeburgo, due semisfere accostate e dentro viene fatto il vuoto pneumatico. Gli attaccano due pariglie di cavalli normanni, una di qua e una di là, tira di qua e tira di là, e le due semisfere non si separano. Bene, questa è una notizia scientifica. Ma lei deve individuarmela, fra tutte le altre meno pittoresche. E una volta individuata, deve trovarmi l'immagine, l'affresco, l'olio, quel che sia. Dell'epoca. E poi lo sbattiamo a piena pagina, a colori."

"C’è un'incisione," dissi, "la conosco."

"Vede? Bravo. A piena pagina, a colori."

"Se è un'incisione sarà in bianco e nero," dissi. È

"Sì? Benissimo, allora in bianco e nero. L'esattezza è l'esattezza. Ma su fondo oro, deve colpire il lettore, deve farlo sentire là, quel giorno che han fatto l'esperimento. Chiaro? Scientificità, realismo, passione. Si può usare la scienza e prendere il lettore per le viscere. C'è qualcosa di più teatrale, drammatico, di madame Curie che rientra a casa la sera e nel buio vede una luce fosforescente, dio mio che cosa sarà mai... È l'idrocarburo, la golconda, il flogisto o come diavolo si chiamava e voilà, Maria Curie ha inventato i raggi X. Drammatizzare. Nel rispetto della verità."

"Ma i raggi X c'entrano coi metalli?" chiesi.

"Il radio non è un metallo?"

"Credo di sì."

"E allora? Dal punto di vista dei mettalli si può mettere a fuoco l'intero universo del sapere. Come abbiamo deciso di intitolare il libro, Belbo?"

"Pensavamo a una cosa seria, come I metalli e la cultura materiale."

"E seria dev'essere. Ma con quel richiamo in più, con quel nulla che dice tutto, vediamo... Ecco, Storia universale dei metalli. Ci sono anche i cinesi?"

"Ci sono sì:"

"E allora universale. Non è un trucco pubblicitario, è la verità. Anzi, La meravigliosa avventura dei metalli."

Fu in quel momento che la signora Grazia annunciò il commendator De Gubernatis. Il signor Garamond esitò un momento, mi guardò dubbioso, Belbo gli fece un segno, come per dirgli che ormai poteva fidarsi. Garamond ordinò che l'ospite fosse fatto entrare e gli andò incontro. De Gubernatis era in doppiopetto, aveva una rosetta all'occhiello, una stilografica al taschino, un quotidiano ripiegato nella tasca della giacca, una cartella sottobraccio.

"Caro commendatore si accomodi, il carissimo amico De Ambrosíis mi ha parlato di Lei, una vita spesa al servizio dello stato. E una vena poetica segreta, non e vero? Faccia, faccia vedere questo tesoro che tiene tra le mani... Le presento due dei miei direttori generali.

Lo fece sedere davanti alla scrivania ingombra di manoscritti, e accarezzò con le mani vibranti di interesse la copertina dell'opera che gli veniva porta: "Non parli, so tutto. Lei viene da Vipiteno, grande e nobile città. Una vita spesa al servizio delle dogane. E in segreto, giorno per giorno, notte dopo notte, queste pagine, agitate dal demone della poesia. La poesia... Ha bruciato la giovinezza di Saffo, e ha nutrito la canizie di Goethe... Farmaco - dicevano i greci - veleno e medicina. Naturalmente dovremo leggerla, questa sua creatura, come minimo io pretendo tre rap-porti di lettura, uno interno e due dei consulenti (anonimi, mi dispiace, sono persone molto esposte), la Manuzio non pubblica un libro se non è sicura della qualità e la qualità, Lei lo sa meglio di me, è una cosa impalpabile, bisogna scoprirla con un sesto senso, certe volte un libro ha delle imperfezioni, delle zeppe anche Svevo scriveva male, Lei mi insegna - ma perdio, si sente un'idea, un ritmo, una forza. Lo so, non me lo dica, appena ho gettato l'occhio sull’incipit di queste sue pagine ho sentito qualcosa, ma non voglio giudicare da solo, anche se tante volte oh quante – i rapporti di lettura erano tiepidi ma io mi sono impuntato perché non si può condannare un autore senza essere entrati come dire in sintonia con lui, ecco per esempio io apro a caso questo suo testo e mi cadono gli occhi su di un verso, ‘come d'autunno, il ciglio smagrito’ – bene, non so come sia il resto, ma sento un afflato, colgo un'immagine, talora con un testo si parte così, un'estasi, un rapimento.... Cela dit, caro amico, ah perdio, se si potesse fare quel che si vuole! Ma anche l'editoria è un'industria, la più nobile tra le industrie, ma industria. Ma sa quanto costa oggi la tipografia, e la carta? Guardi, guardi sul giornale di stamane, a quanto è salita la prime rate a Wall Street. Non ci riguarda, dice? Ci riguarda, invece. Sa che ci tassano anche il magazzino? Io non vendo, e quelli tassano le rese. Pago anche l'insuccesso, il calvario del genio che i filistei non riconoscono. Questa carta velina - è molto fine, mi permetta, che abbia battuto il testo su questa carta così sottile, si sente il poeta, un cialtrone qualsiasi avrebbe usato carta extra strong, per abbagliare rocchio e confondere lo spirito, ma questa è poesia scritta col cuore, eh, le parole sono pietre e sconvolgono il mondo – questa carta velina a me costa come carta moneta."

Squillò il telefono. Avrei poi appreso che Garamond aveva schiacciato un bottone sotto la scrivania e la signora Grazia gli aveva passato una telefonata fasulla.

"Caro Maestro! Come? Che bello! Grande notizia, si suonino le campane. Un nuovo libro Suo è un evento. Ma certo, la Manuzio è fiera, commossa, dirò di più, lieta di averLa tra i suoi autori. Ha visto cosa hanno scritto i giornali del suo ultimo poema epico. Cose da Nobel. Purtroppo Lei è in anticipo sui tempi. Abbiamo fatto fatica a vendere tremila copie..."

Il commendator De Gubernatis sbiancava: tremila copie erano per lui un traguardo insperato.

"Non hanno coperto i costi di produzione. Vada a vedere al di là della porta a vetri quanta gente ho in redazione. Oggi per rifarmi di un libro io debbo distribuire almeno diecimila copie, e per fortuna di molti se ne vendono anche di più, ma sono scrittori, come dire, con una vocazione diversa, Balzac era grande e vendeva i libri come panini, Proust era altrettanto grande e ha pubblicato a proprie spese: Lei finirà sulle antologie scolastiche ma non nelle edicole delle stazioni, è successo anche a Joyce che ha pubblicato a proprie spese, come Proust. Di libri come i suoi posso permettermene uno ogni due o tre anni. Mi dia tre anni di tempo..." Seguì una lunga pausa. Sul volto di Garamond si dipinse un doloroso imbarazzo.

"Come? A sue spese? No, no, non è la cifra, la cifra si può contenere... E che la Manuzio non usa... Certo, lei mi insegna, anche Joyce e Proust... Certo, capisco...

Altra pausa sofferta. "Va bene, parliamone. Io sono stato sincero, lei è impaziente, facciamo quel che si dice una joint venture, gli americani ci insegnano. Passi domani, e faremo una botta di conti... I miei ossequi e la mia ammirazione."

Garamond uscì come da un sogno, e si passò una mano sugli occhi, poi mostrò di sovvenirsi di colpo della presenza dell'ospite. "Scusi. Era uno Scrittore, un vero scrittore, forse un Grande. Eppure, proprio per questo... Talora ci si sente umiliati, a fare questo mestiere. Se non ci fosse la vocazione. Ma torniamo a Lei. Ci siamo detti tutto, Le scriverò, diciamo tra un mese. Il suo testo rimane qui, in buone mani."

Il commendator De Gubernatis era uscito senza parole. Aveva messo piede nella fucina della gloria.
39

Cavaliere dei Planisferi, Principe dello Zodiaco, Sublime Filosofo Ermetico, Supremo Commendatore degli Astri, Sublime Pontefice d'Iside, Principe della Collina Sacra, Filosofo di Samotracia, Titano del Caucaso, Fanciullo della Lira d'Oro, Cavaliere della Vera Fenice, Cavaliere della Sfinge, Sublime Saggio dei Labirinto, Principe Brahtnano, Mistico Guardiano del Santuario, Architetto della Torre Misteriosa, Sublime Principe della Cortina Sacra, Interprete dei Geroglifici, Dottore Orfico, Guardiano dei Tre Fuochi, Custode del Nome Incomunicabile, Sublime Edipo dei Gran Segreti, Pastore Amato dell'Oasi dei Misteri, Dottore del Fuoco Sacro, Cavaliere del Triangolo Luminoso.

(Gradi del Rito Antico e Primitivo di Memphis-Misraim)

 

La Manuzio era una casa editrice per APS.

Un APS, nel gergo Manuzio, era – ma perché uso l'imperfetto? gli APS sono ancora, laggiù tutto continua come se nulla fosse accaduto, sono io che ormai proietto tutto in un passato tremendamente remoto, perché quello che è successo l'altra sera ha segnato come una lacerazione nel tempo, nella navata di Saint-Martin-des-Champs è stato sconvolto l'ordine dei secoli... o forse è perché di colpo, dall'altra sera sono invecchiato di decenni, o il timore che Essi mi raggiungano mi fa parlare come se ormai facessi cronaca di un impero in sfacelo, disteso nel balneum, le veneormai lacerate, attendendo di annegare nel mio sangue...

Un APS è un Autore a Proprie Spese e la Manuzio è una di quelle imprese che nei paesi anglosassoni si chiamano "vanity press". Fatturato altissimo, spese di gestione nulle. Garamond, la signora Grazia, il ragioniere detto direttore amministrativo nel bugigattolo in fondo, e Luciano, lo spedizioniere mutilato, nel vasto magazzino del seminterrato.

"Non ho mai capito come Luciano riesca ad impaccare i libri con un braccio solo," mi aveva detto Belbo, "credo che si aiuti coi denti. D'altra parte non impacca gran che: gli spedizionieri delle case editrici normali spediscono libri ai librai mentre Luciano spedisce solo libri agli autori. La Manuzio non s'interessa dei lettori... L'importante, dice il signor Garamond, è che non ci tradiscano gli autori, senza lettori si può sopravvivere."

Belbo ammirava il signor Garamond. Lo vedeva portatore di una forza che a lui era stata negata.

Il sistema Manuzio era molto semplice. Poche inserzioni sui quotidiani locali, le riviste di categoria, le pubblicazioni letterarie di provincia, specie quelle che durano pochi numeri. Spazi pubblicitari di media grandezza, con foto dell'autore e poche righe incisive: "un'altissima voce della nostra poesia", oppure "la nuova prova narrativa dell'autore di Floriana e le sorelle".

"A questo punto la rete è tesa," spiegava Belbo, "e gli APS vi cadono a grappoli, se in una rete si cade a grappoli, ma la metafora incongrua è tipica degli autori della Manuzio e ne ho preso il vezzo, mi scusi."

"E poi?"

"Prenda il caso De Gubernatis. Tra un mese, mentre già il nostro pensionato si macera nell'ansia, una telefonata del signor Garamond lo invita a cena con alcuni scrittori. Appuntamento in un ristorante arabo, molto esclusivo, senza insegne all'esterno: si suona un campanello e si dice il proprio nome a uno spioncino. Interno lussuoso, luci diffuse, musiche esotiche. Garamond stringe la mano al maître, dà del tu ai camerieri e rinvia le bottiglie perché quell'annata non lo convince, oppure dice scusami caro, ma questo non è il cuscus che si mangia a Marrakesh. De Gubernatis viene presentato al commissario Caio, tutti i servizi aeroportuali sotto il suo controllo, ma soprattutto l'inventore, l'apostolo del Cosmoranto, il linguaggio per la pace universale, che se no sta discutendo all'Unesco. Poi il professor Tizio, forte tempra di narratore, premio Petruzzellis della Gattina 1980, ma anche un luminare della scienza medica. Quanti anni ha insegnato professore? Altri tempi, allora sì che gli studi erano una cosa seria. E la nostra squisita poetessa, la gentile Olinda Mezzofanti Sassabetti, l'autrice di Casti palpiti, avrà letto."

Belbo mi confidò che si era chiesto a lungo perché tutti gli APS di sesso femminile firmassero con due cognomi, Lametta Solimeni Calcanti, Dora Ardenzi Fiamma, Carolina Pastorelli Cefalù. Perché le scrittrici importanti hanno un cognome solo, salvo Ivy Compton-Burnett, e alcune addirittura neppure il cognome, come Colette, e un'APS si chiama Odolinda Mezzofanti Sassabetti? Perché uno scrittore vero scrive per amore della sua opera, e non gl'importa d'essere conosciuto con uno pseudonimo, vedi Nerval, mentre un APS vuole essere riconosciuto dai vicini, dagli abitanti del quartiere, e di quello dove ha abitato prima. All'uomo basta il suo nome, alla donna no, perché ci sono quelli che la conoscono da signorina e quelli che la conoscono da signora. Per questo usa due nomi.

"In breve, serata densa di esperienze intellettuali. De Gubernatis avrà l'impressione di bere un cocktail di LSD. Ascolterà i pettegolezzi dei commensali, l'aneddoto sapido sul grande poeta notoriamente impotente, e che anche come poeta non vale gran che, getterà sguardi lucidi di commozione sulla nuova edizione dell' Enciclopedia degli Italiani Illustri che Garamond farà apparire all'improvviso, mostrando la pagina al commissario (ha visto, caro, anche Lei è entrato nel Panteon, oh, pura giustizia)."

Belbo mi aveva mostrato l'enciclopedia. "Un'ora fa le ho fatto una paternale: invece nessuno è innocente. L'enciclopedia la facciamo esclusivamente io e Diotallevi. Ma le giuro, non è per arrotondare lo stipendio. È una delle cose più divertenti del mondo, e ogni anno occorre preparare la nuova edizione aggiornata. La struttura è più o meno di questo tipo: una voce si riferisce a uno scrittore celebre, una voce a un APS, e il problema è di calibrare bene l'ordine alfabetico, e non sciupare spazio per gli scrittori celebri. Veda per esempio la lettera L."

LAMPEDUSA, Giuseppe Tomasi di (1889-1959). Scrittore siciliano. Visse a lungo ignorato e divenne celebre dopo la morte per il romanzo Il gattopardo.

 

LAMPUSTRI, Adeodato (1919-). Scrittore, educatore, combattente (una medaglia di bronzo in Africa Orientale), pensatore, narratore e poeta. La sua figura giganteggia nella letteratura italiana del nostro secolo. Il Lampustri si è rivelato sin dal 1959 col primo volume di una trilogia di ampio respiro, I fratelli Carmassi, vicenda disegnata con crudo realismo e alto affiato poetico di una famiglia di pescatori lucani. A quest'opera, che venne insignita nel 1960 del premio Petruzzellis della Gattina, seguirono negli anni successivi I benserviti e La pantera dagli occhi senza ciglio, che forse ancor più dell'opera prima danno la misura del vigore epico; della sfolgorante immaginazione plastica, del respiro lirico di questo incomparabile artista. Solerte funzionario ministeriale, il Lampustri è stimato nel proprio ambiente come personalità integerrima, padre e sposo esemplare, finissimo oratore.

 

"Il De Gubernatis," spiegò Belbo, "dovrà desiderare di essere presente nell'enciclopedia. Lo aveva sempre detto che quella dei famosissimi era fama fasulla, una cospirazione di critici compiacenti. Ma soprattutto capirà di essere entrato in una famiglia di scrittori che sono al tempo stesso direttori di enti pubblici, funzionari bancari, aristocratici, magistrati. Di colpo avrà allargato la cerchia delle sue conoscenze, ora se deve chiedere un favore saprà a chi rivolgersi. Il signor Garamond ha il potere di far uscire il De Gubernatis dalla provincia, di proiettarlo al vertice. Verso la fine della cena Garamond gli dirà all'orecchio di passare il mattino dopo da lui."

"E la mattina dopo viene."

"Ci può giurare. Passera la notte insonne sognando la grandezza di Adeodato Lampustri."

"E poi?"

"Poi la mattina dopo Garamond gli dirà: ieri sera non ho osato parlarne per non umiliare gli altri, che cosa sublime, non dico i rapporti di lettura entusiasti, dirò di più, positivi, ma io stesso in prima persona ho passato una notte su queste sue pagine. Libro da premio letterario. Grande, grande. Tornerà alla scrivania, batterà la mano sul manoscritto - ormai sgualcito, usurato dallo sguardo amoroso di almeno quattro lettori – sgualcire i manoscritti è compito della signora Grazia – e fisserà 1'APS con aria perplessa. Che cosa ne facciamo? Che cosa ne facciamo? chiederà De Gubernatis. E Garamond dirà che sul valore dell'opera non si discute neppure un secondo, ma è chiaro che è una cosa in anticipo sui tempi, e quanto a copie non si andrà al di là delle duemila, duemilacinque al massimo. Per De Gubernatis duemila copie sarebbero abbastanza per coprire tutte le persone che conosce, l'APS non pensa in termini planetari, ovvero il suo pianeta è fatto di volti noti, di compagni di scuola, di direttori di banca, di colleghi insegnanti della stessa scuola media, di colonnelli in pensione. Tutte persone che l'APS vuole che entrino nel suo mondo poetico, anche coloro che non vorrebbero come il salumaio o il prefetto... Di fronte al rischio che Garamond si tiri indietro, dopo che tutti in casa, in paese, in ufficio, sanno che ha presentato il manoscritto a un grande editore di Milano, De Gubernatis farà i suoi conti. Potrebbe estinguere il libretto al portatore, chiedere la cessione del quinto, fare un mutuo, vendere quei pochi BOT, Parigi val bene una messa. Offre timidamente di partecipare alle spese. Garamond si mostrertà turbato, la Manuzio non usa, e poi via affare fatto, mi ha convinto, in fondo anche Proust e Joyce hanno dovuto piegarsi alla dura necessità, i costi sono tot, noi ne stampiamo per ora duemila copie, ma il contratto sarà per un massimo di diecimila. Calcoli che duecento copie vengono a lei, omaggio, per inviarle a chi vuole, duecento sono di invio stampa perché vogliamo fare un battage come fosse l'Angelica dei Golon, e ne distribuiamo milleseicento. E su queste, lo capisce, niente diritti per lei, ma se il libro va, ristampiamo e a quel punto lei si prende il dodici per cento."

Avevo poi visto il contratto tipo che De Gubernatis, ormai in pieno trip poetico, avrebbe firmato senza neppure leggere, mentre l'amministratore si sarebbe lamentato che il signor Garamond aveva tenuto le spese troppo basse. Dieci pagine di clausole in corpo otto, traduzioni estere, diritti sussidiari, adattamenti per il teatro, riduzioni radiofoniche e cinematografiche, edizioni in Braille per i ciechi, cessione del riassunto al Reader's Digest, garanzie in caso di processo per diffamazione, diritto dell'autore di approvare i mutamenti redazionali, competenza del foro di Milano in caso di vertenza... L'APS doveva giungere esausto con l'occhio ormai perduto in sogni di gloria alle clausole deleterie, dove si dice che diecimila è la tiratura massima ma non si parla di tiratura minima, che la somma da pagare non è ancorata alla tiratura, di cui si è parlato solo a voce, e soprattutto che entro un anno l'editore ha il diritto di mandare al macero le copie invendute, a meno che l'autore non le rilevi a metà prezzo di copertina. Firma.

Il lancio sarebbe stato satrapico. Comunicato stampa di dieci cartelle, con biografia e saggio critico. Nessun pudore, tanto nelle redazioni dei giornali sarebbe stato cestinato. Stampa effettiva: mille copie in fogli stesi di cui solo trecentocinquanta rilegati. Duecento all'autore, una cinquantina a librerie secondarie e consorziate, cinquanta alle riviste di provincia, una trentina per scaramanzia ai giornali, nel caso gli avanzasse una riga tra i libri ricevuti. La copia l'avrebbero mandata in dono agli ospedali o alle carceri e si capisce perché i primi non guariscano e le seconde non redimano.

Nell'estate sarebbe arrivato il premio Petruzzellis della Gattina, creatura di Garamond. Costo totale: vitto e alloggio per la giuria, due giorni, e Nike di Samotracia in vermiglione. Telegrammi di felicitazione degli autori Manuzio.

Sarebbe infine arrivato il momento della verità, un anno e mezzo dopo. Garamond gli avrebbe scritto: Amico mio, lo avevo previsto, Lei è apparso con cinquant'anni di anticipo. Recensioni, lo ha visto, a palate, premi e consensi della critica, ça va sans dire. Ma copie vendute pochine, il pubblico non è pronto. Siamo costretti a sgomberare il magazzino, a termini di contratto (accluso). O al macero, o lei le acquista a metà prezzo di copertina, com'è suo privilegio.

De Gubernatis impazzisce dal dolore, i parenti lo consolano, la gente non ti capisce, certo che se eri dei loro, se mandavi la bustarella a quest'ora ti avevano recensito anche sul Corriere, è tutta una mafia, bisogna resistere. Delle copie omaggio ne sono restate solo cinque, ci sono ancora tante persone importanti da locupletare, non puoi permettere che la tua opera vada al macero a far carta igienica, vediamo quanto si può racimolare, sono soldi ben spesi, si vive una volta sola, diciamo che possiamo acquistarne cinquecento copie e per il resto sic transit gloria mundi.

Alla Manuzio sono rimaste 650 copie in fogli stesi, il signor Garamond ne rilega 500 e le invia contrassegno. Consuntivo: l’autore ha pagato generosamente i costi di produzione di 2000 copie, la Manuzio ne ha stampate 1000 e ne ha rilegato 850, di cui 500 sono state pagate una seconda volta. Una cinquantina di autori allanno, e la Manuzio chiude sempre in forte attivo.

E senza rimorsi: distribuisce felicità.
40

I vigliacchi muoiono molte volte prima di morire.

(Shakespeare, Julius Caesar, 11, 2)

 

Avevo sempre avvertito un contrasto tra la devozione con cui Belbo lavorava sui suoi rispettabili autori della Garamond, cercando di trarne libri di cui andar fiero, e la pirateria con cui non solo collaborava a circonvenire gli sventurati della Manuzio, ma inviava in via Gualdi coloro che giudicava impresentabili alla Garamond – come l'avevo visto tentare con il colonnello Ardenti.

Mi ero chiesto sovente, lavorando con lui, perché accettasse quella situazione. Non per denaro, credo. Conosceva abbastanza bene il suo mestiere per trovare un lavoro meglio pagato.

Avevo creduto a lungo che lo facesse perché così poteva coltivare i suoi studi sulla stoltezza umana, e da un osservatorio esemplare. Quella che lui chiamava stupidità, il paralogismo imprendibile, l'insidioso delirio travestito da argomentazione impeccabile, lo affascinava – e non faceva che ripeterlo. Ma anche questa era una maschera. Era Diotallevi che ci stava per gioco, forse sperando che in un libro Manuzio, un giorno, gli sarebbe apparsa una combinazione inedita della Torah. E per gioco, per puro divertimento, e beffa, e curiosità, ci ero stato io, specie dopo che Garamond aveva lanciato il Progetto Hermes. Per Belbo la storia era diversa. Mi è stato chiaro solo dopo che ho rovistato tra i suoi files.

 

filename: Vendetta tremenda vendetta

 

Arriva così. Anche se c'è gente in ufficio, mi afferra per il bavero della giacca, protende il viso e mi bacia. Anna che quando bacia sta in punta di piedi. Mi bacia come se giocasse a flipper.

Lo sa che mi imbarazza. Ma mi esibisce.

Non mente mai.

- Ti amo.

- Ci vediamo domenica?

- No, ho il week end con un amico....

- Un'amica vorrai dire.

- No, un amico, lo conosci, è quello che era al bar con me l'altra settimana. Ho promesso, non vorrai mica che mi tiri indietro?

- Non tirarti indietro, ma non venire a farmi... Ti prego, devo ricevere un autore.

- Un genio da lanciare?

- Un miserabile da distruggere.

 

Un miserabile da distruggere.

Ero venuto a prenderti da Pilade. Non c'eri. Ti ho atteso a lungo, poi mi sono mosso da solo, se no avrei trovato la galleria chiusa. Qualcuno laggiù mi ha detto che eravate già andati al ristorante. Ho finto di guardare i quadri - tanto l'arte è morta sin dai tempi di Hòlderlin, mi dicono. Ho impiegato venti minuti a trovare il ristorante, perché i galleristi scelgono sempre quelli che diventeranno famosi solo il mese dopo.

Eri là, in mezzo alle solite facce, e avevi vicino l'uomo con la cicatrice. Non hai avuto un attimo d'imbarazzo. Mi hai guardato con complicità e - come fai, al tempo stesso? - in tono di sfida, come dire: e allora? L'intruso con la cicatrice mi ha squadrato come un intruso. Gli altri al corrente di tutto, in attesa. Avrei dovuto trovare un pretesto per cercar lite. Ne sarei uscito bene anche se lui avesse picchiato me. Tutti sapevano che tu eri lì con lui per provocare me. Che io avessi provocato o no, il mio ruolo era segnato. Stavo comunque dando spettacolo.

Spettacolo per spettacolo, ho scelto la commedia brillante, ho preso parte con amabilità alla conversazione, sperando che qualcuno ammirasse il mio controllo.

L'unico che mi ammiravo ero io.

Si è vigliacchi quando ci si sente vigliacchi.

Il vendicatore mascherato. Come Clark Kent curo i giovani geni incompresi e come Superman punisco i vecchi geni giustamente incompresi. Collaboro a sfruttare chi non ha avuto il mio coraggio, e non ha saputo limitarsi al ruolo di spettatore.


Дата добавления: 2015-12-01; просмотров: 38 | Нарушение авторских прав



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