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Il pendolo di Foucault 15 страница

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"E i Rosa-Croce?"

"Silenzio di tomba. Post centoventi annos patebo un cavolo. Osservano dal nulla del loro palazzo. Credo che sia proprio il loro silenzio a eccitare gli animi. Se non rispondono vuol dire che ci sono davvero. Nel 1617 Fludd scrive un Tractatus apologeticus integritatem societatis de Rosea Cruce defendens, e un certo Aloisius Marlianus dice che è giunto il momento di svelare il segreto dei Rosa-Croce."

"E lo svela."

"Figurati. Lo complica. Perché scopre che se si sottrae da 1618 i 188 anni promessi dai Rosa-Croce si ottiene i1 1430 che è l'anno in cui viene istituito l'ordine del Toson d'Oro."

"E che c'entra?"

"Non capisco i 188 anni perché dovrebbero essere 120, ma quando vuoi fare sottrazioni e addizioni mistiche il conto torna sempre. Quanto al Toson d'Oro, è il Vello d'Oro degli Argonauti, e ho saputo da fonte sicura che ha qualcosa a che vedere col Santo Graal, e quindi se mi per-metti anche con i Templari. Ma non è finita. Tra '17 e '19 Fludd, che evidentemente pubblicava più di Barbara Cartland, dà alle stampe altri quattro libri, tra cui la sua Utriusque cosmi historia, qualcosa come brevi cenni sull'universo, illustrato, tutto rosa e croce. Maier prende il coraggio a due mani e pubblica il suo Silentium post clamores e sostiene che la confraternita esiste, non solo è legata al Toson d'Oro ma anche all'ordine della Giarrettiera. Però lui è persona troppo umile per esservi accolto. Figurati i dotti d'Europa. Se quelli non accolgono neppure Maier, si tratta di una cosa davvero esclusiva. E quindi tutte le mezze calze fanno carte false per essere ammessi. Tutti a dire che i Rosa-Croce ci sono, tutti a confessare di non averli mai visti, tutti a scrivere come per fissare un appuntamento, per piatire un'udienza, nessuno è così sfacciato da dire io lo sono, alcuni dicono che non esistono perché non sono stati contattati, altri dicono che esistono proprio per essere contattati.

"E i Rosa-Croce zitti."

"Come pesci."

"Apri la bocca. Ti ci vuole della mamaia."

"Delizia. Intanto inizia la guerra dei trent'anni e Johann Valentin An dreae scrive una Turns Babel per promettere che entro l'anno sarà sconfitto l'Anticristo, mentre un certo Mundus scrive un Tintinnabulum sophorum..."

"Che bello il tintinnabulum!"

"... dove non capisco che cavolo dice, ma è certo che Campanella o chi per lui interviene nella Monarchia Spagnola e dice che tutta la faccenda rosacrociana è un divertimento di menti corrotte... E poi basta, tra il 1621 e 1623 tutti smettono."

"Così?"

"Così. Si sono stancati. Come i Beatles. Però solo in Germania. Perché sembra la storia di una nube tossica. Si sposta in Francia. Una bella mattina del 1623 sui muri di Parigi appaiono dei manifesti Rosa-Croce che avvertono i buoni cittadini che i deputati del collegio principale della confraternita si sono trasferiti laggiù e sono pronti ad aprire le iscrizioni. Però secondo un'altra versione i manifesti dicono chiaro chiaro che si tratta di trentasei invisibili sparsi per il mondo in gruppi di sei, e che hanno il potere di rendere invisibili i loro adepti... Cribbio, di nuovo i trentasei..."

"Quali?"

"Quelli del mio documento dei Templari."

"Gente senza fantasia. E poi?"

"E poi ne nasce una follia collettiva, chi li difende, chi li vuoi conoscere, chi li accusa di diabolismo, alchimia ed eresia, con Astarotte che interviene a renderli ricchi, potenti, capaci di spostarsi a volo da un luogo all'altro, insomma, lo scandalo del giorno."

"Furbi, i Rosa-Croce. Non c'è niente come un lancio a Parigi per diventare di moda."

"Sembra che tu abbia ragione perché sta a sentire cosa succede, mamma mia che epoca. Cartesio, proprio lui, negli anni precedenti era stato in Germania e li aveva cercati, ma dice il suo biografo che non li aveva trovati perché, lo sappiamo, giravano sotto false spoglie. Quando torna a Parigi, dopo l'apparizione dei manifesti, apprende che tutti lo considerano un Rosa-Croce. Con l'aria che tirava, non era una bella nomea, e dava noia anche al suo amico Mersenne, che contro i Rosa-Croce stava già tuonando trattandoli come miserabili, sovversivi, maghi, cabalisti, intenti a seminare dottrine perverse. E allora cosa ti fa il Cartesio? Si fa vedere in giro, dappertutto dove può. E poiché tutti lo vedono, ed è innegabile, e segno che non è invisibile, dunque non è Rosa-Croce."

"Questo è metodo."

"Certo non bastava negare. Così come avevano messo le cose, se uno ti veniva davanti e ti diceva buonasera, sono un Rosa-Croce, era segno che non lo era. Il Rosa-Croce che si rispetta non lo dice. Anzi, lo nega a gran voce."

"Però non si può dire che chi afferma di non essere un Rosa-Croce lo sia, perché io dico che non lo sono, ma non per questo lo sono." "Però il negarlo e già indizio sospetto."

"No. Perché cosa fa il Rosa-Croce quando ha capito che la gente non crede a chi dice di esserlo e sospetta chi dice di non esserlo? Incomincia a dire di esserlo per far credere di non esserlo."

"Diamine. Allora d'ora in poi tutti quelli che dicono di essere Rosa Croce mentono, e quindi lo sono davvero! Ah no no, Amparo, non ca-diamo nella loro trappola. Loro hanno spie dappertutto, persino sotto questo letto, e quindi oramai sanno che noi sappiamo. Quindi dicono che non lo sono."

"Amore, adesso ho paura."

"Stai calma, amore, ci sono qui io che sono stupido, quando dicono di non esserlo io credo che lo siano, e così li smaschero subito. Il Rosa Croce smascherato diventa innocuo, e lo fai uscire dalla finestra agitando il giornale."

"E Agliè? Lui cerca di farci credere che e il conte di San Germano. Evidentemente affinché noi pensiamo che non lo sia. Dunque è Rosa-Croce. O no?"

"Senti Amparo, mettiamoci a dormire?"

"Ah no, adesso voglio sentire la fine.»

"Spappolamento generale. Tutti Rosa-Croce. Nel '27 Francis Bacon scrive la Nuova Atlantide e i lettori pensano che lui parli del paese dei Rosa-Croce anche se non li nomina mai. Il povero Johann Valentin Andreae muore continuando a spergiurare che o non era stato lui o se era stato lui aveva detto per ridere, ma ormai la cosa è fatta. Avvantaggiati dal fatto di non esserci, i Rosa-Croce sono dappertutto."

"Come Dio."

"Adesso che mi ci fai pensare... Vediamo, Matteo, Luca, Marco e Giovanni sono una banda di buontemponi che si riuniscono da qualche parte e decidono di fare una gara, inventano un personaggio, stabiliscono pochi fatti essenziali e poi via, per il resto ciascuno è libero e poi si vede chi ha fatto meglio. Poi i quattro racconti finiscono in mano agli amici che cominciano a sdottorare, Matteo e abbastanza realista ma insiste troppo con quella faccenda del messia, Marco non è male ma un po' disordinato, Luca è elegante, bisogna ammetterlo, Giovanni esagera con la filosofia... ma insomma i libri piacciono, girano di mano in mano, quando i quattro si accorgono di quello che sta succedendo è troppo tardi, Paolo ha già incontrato Gesù sulla via di Damasco, Plinio inizia la sua inchiesta per ordine dell'imperatore preoccupato, una legione di apocrifi fanno finta di saperla lunga anche loro... toi, apocryphe lecteur, mon semblable, mon frère... Pietro si monta la testa, si prende sul serio, Giovanni minaccia di dire la verità, Pietro e Paolo Io fanno catturare, lo incatenano nell'isola di Patmos e il poveretto incomincia ad aver le traveggole, vede le cavallette sulla spalliera del letto, fate tacere quelle trombe, da dove viene tutto questo sangue... E gli altri a dire che beve, che è l'arteriosclerosi:.. E se fosse andata davvero così?"

"È andata così. Leggi Feuerbach invece dei tuoi libracci."

"Amparo, è l'alba."

"Siamo matti."

"L'aurora dalle dita di rosacroce carezza dolcemente le onde..." "Si, fai così. E Yemanjà, senti, essa viene."

"Fammi dei ludibrio...."

"Oh il Tintinnabulum!"

"Sei la mia Atalanta Fugiens..."

"Oh la Turris Babel..."

"Voglio gli Arcana Arcanissima, il Vello d'Oro, pallido e rosa come una conchiglia marina...."

"Sss... Silentium post clamores," disse.

 


È probabile che la maggioranza dei pretesi Rosa-Croce, comunemente designati per tali, fossero in realtà soltanto dei Rosicruciani... E anzi certo che non lo erano in modo alcuno, per il semplice fatto che facevano parte di tali associazioni, il che può sembrare paradossale e a prima vista contraddittorio, ma è tuttavia facilmente comprensibile...

(René Guénon, Apercu sur l’initiation, Paris, Editions Tradi tionnelles,1981, XXXVIII, p. 241)

 

Tornammo a Rio e ripresi a lavorare. Un giorno su una rivista illustrata vidi che in città esisteva un Ordine della Rosa-Croce Antico e Accettato. Proposi ad Amparo di andare a dare un'occhiata, e lei mi seguì di malavoglia.

La sede era in una via secondaria, all'esterno c'era una vetrina con statuette in gesso che riproducevano Cheope, Nefertiti, la Sfinge.

Seduta plenaria proprio in quel pomeriggio: "I Rosa-Croce e 1'Umbanda". Oratore un certo professor Bramanti, Referendario dell'Ordine in Europa, Cavaliere Segreto del Gran Priorato In Partibus di Rodi, Malta e Tessalonica.

Decidemmo di entrare. L'ambiente era piuttosto malmesso, decorato da miniature tantriche che rappresentavano il serpente Kundalini, quello che i Templari volevano risvegliare con il bacio sul sedere. Mi dissi che in fin dei conti non era valsa la pena di attraversare l'Atlantico per scoprire un nuovo mondo, visto che avrei potuto trovare le stesse cose nella sede della Picatrix.

Dietro un tavolo ricoperto di un panno rosso, e davanti a una platea piuttosto rada e assonnata, stava il Bramanti, un signore corpulento che, se non fosse stato per la mole, si sarebbe potuto definire un tapiro. Aveva già Iniziato a parlare, con oratoria rotonda, ma non da molto, perché si stava intrattenendo sui Rosa-Croce al tempo della diciottesima dinastia, sotto il regno di Amosis I.

Quattro Signori Velati vegliavano sull'evoluzione della razza che venticinquemila anni prima della fondazione di Tebe aveva dato origine alla civiltà del Sahara. Il faraone Amosis, influenzato da costoro, aveva fondato una Grande Fraternità Bianca, custode di quella saggezza prediluviana che gli egizi avevano sulla punta delle dita. Il Bramanti sosteneva di aver documenti (naturalmente inaccessibili ai profani) che risalivano ai saggi del Tempio di Karnac e ai loro archivi segreti. Il simbolo della rosa e della croce era poi stato ideato dal faraone Akenaton. C'è chi ha il papiro, diceva Bramanti, ma non chiedetemi chi.

Nell'alveo della Grande Fraternità Bianca si erano formati Ermete Trísmegisto, la cui influenza sul Rinascimento italiano era altrettanto irrefutabile di quella sulla Gnosi di Princeton, Omero, i druidi delle Gaie, Salomone, Solone, Pitagora, Plotino, gli esseni, i terapeuti, Giuseppe d'Arimatea che ha portato il Graal in Europa, Alcuino, re Dagoberto, san Tommaso, Bacone, Shakespeare, Spinoza, Jakob Boehme e Debussy, Einstein. Amparo mi sussurrò che le pareva mancassero solo Nerone, Cambronne, Geronimo, Pancho Villa e Buster Keaton.

Per quanto riguardava l'influenza dei Rosa-Croce originari sul cristianesimo, Bramanti faceva osservare, a chi non vi avesse ancora fatto mente locale, che non era un caso che la leggenda voleva che Gesù fosse morto sulla croce.

I saggi della Grande Fraternità Bianca erano gli stessi che avevano fon-dato la prima loggia massonica ai tempi di re Salomone. Che Dante fosse Rosa-Croce e massone - come d'altra parte san Tommaso - era iscritto a chiare lettere nella sua opera. Nei canti XXIV e XXV del Paradiso si trovano il triplice bacio del principe Rosa-Croce, il pellicano, le tuniche bianche, le stesse di quelle dei vegliardi dell'Apocalisse, le tre virtù teologali dei capitoli massonici (Fede, Speranza e Carità). Infatti il fiore simbolico dei Rosa-Croce (la rosa candida dei canti XXX e XXXI) è stato adottato dalla chiesa di Roma come figura della Madre del Salvatore ed ecco perché la Rosa Mystica delle litanie.

E che i Rosa-Croce avessero attraversato i secoli medievali era palese non solo dalla loro infiltrazione presso i Templari, ma da documenti ben più espliciti. Bramanti citava un certo Kiesewetter che alla fine del-secolo scorso aveva dimostrato che i Rosa-Croce nel Medioevo avevano fabbricato quattro quintali d'oro per il principe elettore di Sassonia, prova alla mano la pagina precisa del Theatrum Chemicum pubblicato a Strasburgo nel 1613. Pochi però hanno notato i riferimenti templari nella leggenda di Guglielmo Tell: Tell taglia la sua freccia da un ramo di vischio, pianta della mitologia ariana, e colpisce la mela, simbolo del terzo occhio attivato dal serpente Kundalini - e si sa che gli ariani venivano dall'India, dove vanno poi a nascondersi i Rosa-Croce quando abbandonano la Germania.

Quanto invece ai vari movimenti che pretendono di riannodarsi, se pure con molte puerilità, alla Grande Fraternità Bianca, Bramanti riconosceva come abbastanza ortodossa la Rosicrucian Fellowship di Max Heindel, ma solo perché in quell'ambiente si era formato Main Kardec. Tutti sanno che Kardec è stato il padre dello spiritismo, e che è dalla sua teosofia, che contempla il contatto con le anime dei trapassati, che si è formata la spiritualità umbanda, gloria del nobilissimo Brasile. In questa teosofia Aum Bhandà è espressione sanscrita che designa il principio divino e la fonte della vita ("Ci hanno di nuovo ingannato," mormorò Amparo, "neppure umbanda è una parola nostra, di africano ha solo il suono.")

La radice è Aum o Um, che è poi lo Om buddista, ed è il nome di Dio nella lingua adamica. Um è una sillaba che se viene pronunciata nel modo giusto si trasforma in un poderoso mantra e provoca correnti fluidiche di armonia nella psiche attraverso la siakra o Plesso Frontale.

"Che cos'è il plesso frontale?" chiese Amparo. "Un male incurabile?"

Bramanti precisò che occorreva distinguere tra veri Rosa-Croce, eredi della Grande Fraternità Bianca, ovviamente segreti, come l'Ordine Antico e Accettato che egli indegnamente rappresentava, e i "rosicruciani", vale a dire chiunque per ragioni di interesse personale si ispirasse alla mistica rosacroce senza averne diritto. Raccomandò al pubblico di non prestarefede a nessun rusicruciano che si definisse Rosa-Croce.

Amparo osservò che ogni Rosa-Croce è il rosicruciano dell'altro.

Un imprudente tra il pubblico si alzò e gli chiese perché mai il suo ordine pretendeva di essere autentico, dato che violava la regola del silenzio, caratteristica di ogni vero adepto della Grande Fraternità Bianca.

Bramanti si alzò e disse: "Non sapevo che anche qui si infiltrassero dei provocatori assoldati dal materialismo ateo. A queste condizioni non parlo più." E usci, con una qualche maestà.

 

Quella sera telefonò Agliè, chiedendo nostre notizie e avvertendoci che il giorno dopo saremmo stati finalmente invitati a un rito. Nell'attesa, mi proponeva di bere qualcosa. Amparo aveva una riunione politica coi suoi amici, e andai da solo all'appuntamento.
32

Valentiniani... nihil magis curant quam occultare quod praedicant: si tamen praedicant, qui occultant... Si bona fides quaeres, concreto vultu, suspenso superalo - altum est - aiunt. Si subtiliter tentes, perambiguitates bilingues communem fidem affirmant. Si scire te subostendas, negant quid-quid agnoscunt... Habent artificium quo prius persuadeant, quam edoceant.

(Tertulliano, Adversus Valentinianos)

 

Agliè mi invitò a visitare un posto dove si faceva ancora una batida come sanno fare solo uomini senza età. Uscimmo, in pochi passi, dalla ci-viltà di Carmen Miranda, e mi ritrovai in un luogo oscuro, dove alcuni nativi fumavano un tabacco grasso come una salsiccia, arrotolato in gomene da vecchio marinaio. Si manipolavano le gomene coi polpastrelli, se ne ottenevano foglie larghe e trasparenti, e si arrotolavano in cartine di paglia oleosa. Occorreva riaccendere sovente, ma si capiva che cosa fosse il tabacco, quando lo scopri sir WalterRaleigh.

Gli raccontai della mia avventura pomeridiana.

"Anche i Rosa-Croce, ora? Il suo desiderio di sapere è insaziabile, amico mio. Ma non presti orecchio a quei folli. Parlano tutti di documenti inoppugnabili, ma nessuno li ha mai mostrati. Quel Bramanti lo conosco. Abita a Milano, salvo che gira il mondo a diffondere il suo verbo. E innocuo, ma crede ancora a Kiesewetter. Legioni di rosicruciani si appoggiano a quella pagina del Theatrum Chemicum. Ma se vaa consultarlo — e modestamente fa parte della mia piccola biblioteca milanese la citazione non c'è."

"Un buffone, il signor Kiesewetter."

"Citatissimo. È che anche gli occultisti ottocenteschi sono stati vittime dello spirito del positivismo: una cosa è vera solo se la si può provare. Veda il dibattito sul Corpus Hermeticum. Quando fu introdotto in Europa nel Quattrocento, Pico della Mirandola, Ficino e tante altre persone di grande saggezza, videro la verità: esso doveva essere opera di una sapienza antichissima, anteriore agli egizi, anteriore allo stesso Mosè, perché vi si trovano già delle idee che dopo sarebbero state enunciate da Platone e da Gesù."

"Come dopo? Sono gli stessi argomenti di Bramanti su Dante massone. Se il Corpus ripete le idee di Platone e di Gesù significa che è stato scritto dopo di loro!"

"Vede? Anche lei. E infatti questo ful'argomento dei filologi moderni, che vi aggiunsero anche fumose analisi linguistiche per mostrare che il Corpus era stato scritto tra il secondo e il terzo secolo della nostra era. Come dire che Cassandra era nata dopo Omero perché glà sapeva che Troia sarebbe stata distrutta. E illusione moderna credere che il tempo sia una successione lineare e orientata, che va da A verso B. Può anche andare da B verso A, e l'effetto produce la causa... Che cosa vuol dire venire prima e venire dopo? Quella sua bellissima Amparo viene prima o dopo i suoi confusi antenati? E troppo splendida — se permette un giudizio spassionato a chi potrebbe essere suo padre. Dunque viene prima. Essa è l'origine misteriosa di ciò che ha contribuito a crearla."

"Ma a questo punto..."

"È il concetto di `questo punto' che è sbagliato. I punti sono posti dalla scienza, dopo Parmenide, per stabilire da dove a dove qualcosa si muove. Nulla si muove, e c'è un punto solo, il punto da cui si generano in uno stesso istante tutti gli altri punti. L'ingenuità degli occultisti ottocenteschi, e di quelli del nostro tempo, è di dimostrare la verità della verità coi metodi della menzogna scientifica. Non bisogna ragionare secondo la logica del tempo, ma secondo la logica della Tradizione. Tutti i tempi si simboleggiano tra loro, e dunque il Tempio invisibile dei Rosa-Croce esiste ed è esistito in ogni tempo, indipendentemente dai flussi della storia, della vostra storia. Il tempo della rivelazione ultima non è il tempo degli orologi. I suoi legami si stabiliscono nel tempo della 'storia sottile' dove i prima e i dopo della scienza contano assai poco."

"Ma insomma, tutti quelli che sostengono l'eternità dei Rosa-Croce..."

"Buffoni scientisti perché cercano di provare quello che si deve invece sapere, senza dimostrazione. Crede che i fedeli che vedremo domani sera sappiano o siano in grado di dimostrare tutto quello che gli ha detto Kardec? Sanno perché sono disposti a sapere. Se tutti avessimo conservato questa sensibilità al segreto, saremmo abbacinati di rivelazioni. Non è necessario volere, basta essere disposti."

"Ma insomma, e mi scusi se sono banale. I Rosa-Croce esistono o no?" "Che cosa significa esistere?"

"Faccia lei."

"La Grande Fraternità Bianca, li chiami Rosa-Croce, li chiami cavalleria spirituale di cui i Templari sono incarnazione occasionale, è una coorte di saggi, pochi, pochissimi eletti, che viaggia attraverso la storia dell'umanità per preservare un nucleo di sapienza eterna. La storia non si sviluppa a caso. Essa e opera dei Signori del Mondo, a cui nulla sfugge. Naturalmente i Signori del Mondo si difendono attraverso il segreto. E quindi ogni qual volta troverà qualcuno che si dice Signore, o Rosa-Croce, o Templare, costui mentirà. Essi vanno cercati altrove."

"Ma allora questa storia continua all'infinito?"

"È così. Ed è l'astuzia dei Signori."

"Ma che cosa vogliono che la gente sappia?"

"Che c'è un segreto. Altrimenti perché vivere, se tutto fosse così come appare?"

"E qual è il segreto?"

"Quello che le religioni rivelate non hanno saputo dire. Il segreto sta oltre."
33

Le visioni sono bianche, blu, bianco rosso chiaro. Infine esse sono miste e tutte chiare, color di fiamma di una candela bianca, vedrete delle scintille, sentirete la pelle d'oca lungo tutto il corpo, tutto ciò annuncia il principio della trazione che la cosa fa con colui che compie l'opera.

(Papus, Martines de Pasqually, Paris, Chamuel, 1895, p. 92)

 

Venne la sera promessa. Come a Salvador, fu Agliè a venirci a prendere. La tenda dove si sarebbe svolta la sessione, o gira, era in una zona piuttosto centrale, se si può parlare di centro in una città che estende le sue lingue di terra in mezzo alle sue colline, sino a lambire il mare, così che vista dall'alto, illuminata nella sera, sembra una chioma chiazzata di alopecia scura.

"Ricordate, questa sera si tratta di umbanda. Non si ha possessione da parte degli orixàs ma degli eguns, che sono spiriti di trapassati. E poi da parte dell'Exu, 1'Hermes africano che avete visto a Bahia, e della sua compagna, la Pomba Gira. L'Exu è una divinità ioruba, un demone in-cline al maleficio e allo scherzo, ma esisteva un dio burlone anche nella mitologia amerindia."

"E i trapassati chi sono?"

"Pretos velhos e caboclos. I pretos velhos sono vecchi saggi africani che hanno guidato la loro gente al tempo della deportazione, come Rei Congo o Pai Agostinho... Sono il ricordo di una fase mitigata dello schiavismo, quando il negro non è più un animale e sta diventando un amico di famiglia, uno zio, un nonno. I caboclos sono invece spiriti indios, forze vergini, la purezza della natura originaria. Nell'umbanda gli orixàs africani rimangono sullo sfondo, ormai del tutto sincretizzati con i santi cattolici, e intervengono solo queste entità. Sono esse che producono la trance: il medium, il cavalo, a un certo punto della danza avverte di essere penetrato da un'entità superiore e perde coscienza dí sé: Danza, sino a che l'entità divinità non lo ha abbandonato, e dopo si sentirà meglio, lmpido e purificato."

"Beati loro," disse Amparo.

"Beati sì," disse Agliè. "Entrano in contatto con la terra madre. Questi fedeli sono stati sradicati, buttati nell'orrido crogiolo della città e, come diceva Spengler, l'occidente mercantile, nel momento della crisi, si rivolge di nuovo al mondo della terra."

Arrivammo. Dall'esterno la tenda sembrava un edificio comune: anche qui si entrava da un giardinetto, più modesto di quello di Bahia, e davanti alla porta del barracão, una sorta di magazzeno, trovammo la statuetta dell'Exu, già circondata di offerte propiziatorie.

Mentre entravamo Amparo mi trasse da parte: "Io ho già capito tutto. Non hai sentito? Quel tapiro della conferenza parlava di epoca ariana, questo parla di tramonto dell'occidente, Blu' and Boden, sangue e terra, è puro nazismo."

"Non è così semplice, amore, siamo in un altro continente."

"Grazie dell'informazione. La Grande Fraternità Bianca! Vi ha portato a mangiare il vostro Dio."

"Quelli sono i cattolici, amore, non è la stessa cosa."

"È la stessa cosa, non hai sentito? Pitagora, Dante, Maria Vergine e i massoni. Sempre per fregare noi. Fate l'umbanda, non fate l'amore."

"Allora la sincretizzata sei tu. Andiamo a vedere, su. E cultura anche questa."

"C'è una sola cultura: impiccare l'ultimo prete con le budella dell'ultimo Rosa-Croce."

 

Agliè ci fece cenno di entrare. Se l'esterno era dimesso, l'interno era una fiammata di colori violenti. Era una sala quadrangolare, con una zona riservata alla danza dei cavalos, l'altare in fondo, protetta da una cancellata, a ridosso della quale si ergeva il palco dei tamburi, gli atabaques. Lo spazio rituale era ancora sgombro, merítre al di qua della cancellata si agitava già una folla composita, fedeli, curiosi, bianchi e neri mescolati, tra cui spiccavano i medium coi loro assistenti, i cambonos, vestiti di bianco, alcuni a piedi nudi, altri con scarpe da tennis. Mi colpì subito l'altare: pretos velhos, caboclos dalle penne multicolori, santi che avrebbero potuto sembrare & pan di zucchero, se non fosse stato per le loro dimensioni pantagrueliche, san Giorgio con la corazza scintillante e il manto scarlatto, i santi Cosma e Damiano, una Vergine trafitta dí spade, e un Cristo spudoratamente iperrealista, con le braccia aperte come il redentore del Corcovado, ma a colori. Mancavano gli orixàs, ma se ne avvertiva la presenza nei volti degli astanti, e nell'odore dolciastro di canna e di cibi cotti, nell'afrore di tante traspirazioni dovute al caldo e all'eccitazione per la gira imminente.

Si fece avanti il pai-de-santo, che si assise vicino all'altare e accolse alcuni fedeli, e gli ospiti, perfumandoli con espirazioni dense del suo sigaro, benedicendoli e offrendo loro una tazza di liquore, come per un rapido rito eucaristico. Mi inginocchiai, con i miei compagni, e bevvi: no-tai, vedendo un cambono che versava il liquido da una bottiglia, che era Dubonnet, ma mi impegnai a sorseggiarlo come se fosse un elisir di lunga vita. Sul palco gli atabaques stavano già rumoreggiando, con colpi sordi, mentre gli iniziati stavano intonando un canto propiziatorio all'Exu, e alla Pomba Gira: Seu Tranca Ruas e Mojuba! É Mojuba, é Mojuba! Sete En cruzilhadas e Mojuba! É Mojuba, é Mojuba! Seu Marabœ é Mojuba! Seu Tiriri, è Mojuba! Exu Veludo, é Mojuba! A Pomba Gira é Mojuba!

Iniziarono le defumazioni che il pai-de-santo fece con un turibolo, in un greve odore di incenso indiano, con orazioni speciali a Oxald e a Massa Senhora.

Gli atabaques accelerarono il ritmo, e i cavalos invasero lo spazio davanti all'altare iniziando ad arrendersi al fascino dei pontos. La maggior parte erano donne, e Amparo ironizzò sulla debolezza del suo sesso ("siamo più sensibili, vero?").

Tra le donne vi erano anche alcune europee. Agliè ci indicò una bionda, una psicologa tedesca, che da anni seguiva i riti. Aveva tentato di tutto, ma se non si è predisposti, e prediletti, è inutile: la trance per lei non arrivava mai. Danzava con gli occhi perduti nel vuoto, mentre gli atabaques non davano tregua ai suoi e ai nostri nervi, acri fumigazioni invadevano la sala e stordivano praticanti e astanti, prendendo tutti credo, e certo me allo stomaco. Ma mi era accaduto anche alle "escolas de samba" a Rio, conoscevo la potenza psicagogica della musica e del rumore, la stessa a cui soggiacciono i nostri febbricitanti del sabato sera nelle discoteche. La tedesca danzava con gli occhi sbarrati, chiedeva oblio con ogni movimento delle proprie membra isteriche. A poco a poco le altre figlie di santo cadevano in estasi, rovesciavano la testa all'indietro, si agitavano acquoree, navigavano in un mare di smemoratezza, e lei tesa, quasi piangente, sconvolta, come chi cerchi disperatamente di raggiungere l'orgasmo, e si agita, e si affanna, e non scarica umori. Cercava di perdere il controllo e lo ritrovava a ogni istante, povera teutone ammalata di clavicembali ben temperati.


Дата добавления: 2015-12-01; просмотров: 34 | Нарушение авторских прав



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