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Il pendolo di Foucault 38 страница

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Quivi Sabbàh si attorniava dei suoi accoliti, i f idd'iyyún o fedain, fedeli sino alla morte che egli usava per compiere i suoi assassinii politici, strumenti della gihad hafi la guerra santa segreta. I fedain, o come egli li chiamasse, che sarebbero poi stati tristemente famosi col nome di Assassini — che non è un bel nome, ora, ma allora e per loro era splendido, emblema di una razza di monaci guerrieri che molto assomigliavano ai Templari, pronti a morire per la fede. Cavalleria spirituale.

La rocca o il castello di Alamut: la Pietra. Costruita su di una cresta aerea lunga quattrocento metri e larga talora pochi passi, al massimo trenta, da lontano, a chi arrivasse sulla strada per 1'Azerbaigian, appariva come una muraglia naturale, bianca abbacinata dal sole, azzurrina nel tramonto purpureo, pallida nell'alba e sanguinosa nell'aurora, in certi giorni sfumata tra le nubi o balenante di lampi. Lungo i suoi bordi superiori si distingueva a fatica una rifinitura imprecisa e artificiale di torri tetragone, da sotto appariva come una serie di lame di roccia che precipitavano verso l'alto per centinaia di metri, che ti incombevano addosso, íl versante più accessibile era una sdrucciolosa slavina di ghiaia, che anche oggi gli archeologi non riescono a salire, a quel tempo vi si accedeva per qualche scalinata segreta morsicata a chiocciola nella roccia, come a sbucciare una mela fossile, che un solo arciere bastava a difendere. Imprendibile, vertiginosa nell'Altrove. Alamut, la rocca degli Assassini. Potevi raggiungerla solo cavalcando delle aquile.

Quivi Sabbàh regnava, e dopo di lui coloro che sarebbero stati conosciuti come il Veglio della Montagna, primo fra tutti il suo sulfureo successore Sinàn.

Sabbàh aveva inventato una tecnica di dominio, sui suoi e sugli avversari. Ai nemici annunciava che se non fossero stati proni ai suoi voleri li avrebbe uccisi. E agli Assassini non si poteva sfuggire. Nizàmu'l-Mulk, primo ministro del sultano, quando i crociati si affannavano ancora a conquistar Gerusalemme, mentre veniva portato in lettiga al luogo delle sue donne, viene pugnalato a morte da un sicario che gli si avvicina travestito da derviscio. L'atabeg di Hims, mentre scendeva dal suo castello per recarsi alla preghiera del venerdì, circondato da un drappello di armati sino ai denti, viene pugnalato dai sicari del Veglio.

Sinàn decide di uccidere il marchese cristiano Corrado di Montefeltro, e istruisce due dei suoi, che si insinuano tra gli infedeli mimandone gli usi e la lingua, dopo dura preparazione. Travestiti da monaci, mentre il vescovo di Tiro offriva un banchetto all'inconsapevole marchese, gli saltano addosso e io finiscono. Un Assassino viene subito ucciso dalle guardie del corpo, l'altro ripara in una chiesa, attende che vi venga portato il ferito, lo assale, lo finisce, soccombe beato.

Perché, dicevano gli storiografi arabi di linea sunnita, e poi i cronisti cristiani, da Odorico da Pordenone a Marco Polo, il Veglio aveva scoperto un modo atroce per rendere i suoi cavalieri fedelissimi sino all'estremo sacrificio, macchine di guerra invincibili. Li trascinava giovanetti in sonno al sommo della rocca, li snervava di delizie, vino, donne, fiori, deliquescenti banchetti, li stordiva di hashish – da cui il nome della setta. E quando non avrebbero più saputo rinunciare alle beatitudini perverse di quella finzione di Paradiso, ne li trascinava fuori nel sonno, e li poneva di fronte all'alternativa: vai e uccidi, se riesci questo Paradiso che lasci sarà di nuovo tuo per sempre, se fallisci ripiombi nella gheenna quotidiana.

E quelli, storditi dalla droga, proni ai suoi voleri, si sacrificavano per sacrificare, uccisori a morte condannati, vittime dannate a fare vittime.

Come li temevano, come ne favoleggiavano i crociati nelle notti illuni mentre sibilava il simun del deserto! Come li ammiravano i Templari, bestioni soggiogati da quella limpida volontà di martirio, che si sottomettevano a pagar loro pedaggi, chiedendone in cambio formali tributi, in un gioco di mutue concessioni, complicità, fratellanza d'armi, sbudellandosi in campo aperto, accarezzandosi in segreto, sussurrandosi a vicenda di visioni mistiche, formule magiche, raffinatezze alchemiche....

Dagli Assassini, i Templari apprendono i loro riti occulti. Solo l'imbelle insipienza dei balivi e degli inquisitori di re Filippo aveva impedito loro di comprendere che lo sputo sulla croce, il bacio sull'ano, il gatto nero e l'adorazione del Bafometto altro non erano che la ripetizione di altri riti, che i Templari compivano sotto l'influsso del primo segreto che avevano appreso in oriente, l'uso dell'hashish.

E allora era ovvio che il Piano nascesse, dovesse nascere lì: dagli uomini di Alamut i Templari apprendevano delle correnti sotterranee, con gli uomini di Alamut si erano riuniti a Provins e avevano istituito l'occulta trama dei trentasei invisibili, e per quello Christian Rosencreutz avrebbe viaggiato a Fez e in altri luoghi dell'oriente, per questo all'oriente si sarebbe rivolto Postel, per questo dall'oriente, e dall'Egitto, sede degli ismailiti fatimidi, í maghi del Rinascimento avrebbero importato la divinità eponima del Piano, Hermes, Ermete-Teuth o Toth, e per figure egizie aveva fantasmato i suoi riti il mestatore Cagliostro. E i gesuiti, i gesuiti, meno stolidi di quanto avessimo supposto, col buon Kircher si erano subito buttati sui geroglifici, e sul copto, e sugli altri linguaggi orientali, l'ebraico essendo solo una copertura, una concessione alla moda dell'epoca.

 


Questi testi non si rivolgono ai comuni mortali... L'appercezione gnostica è una via riservata a una élite... Perché, secondo le parole della Bibbia: non gettate le vostre perle ai porci.

 

(Kamal Jumblatt, Intervista a Le Jour, 31.3.1967)

 

 

Arcana publicata vilescunt: et gratiam prophanata amittunt. Ergo: ne margaritas obijce porcis, seu asinus substerne rosas.

 

(Johann Valentin Andreae, Die Chymische Hochzeit des Christian Rosencreutz, Strassburg, Zetzner, 1616, frontespizio)

 

E d'altra parte, dove trovare qualcuno che sapesse attendere sulla pietra per sei secoli e che sulla pietra avesse atteso? Certo, Alamut alla fine era caduta sotto la pressione mongola, ma la setta degli ismailiti era sopravvissuta in tutto l'oriente, da un lato si era mescolata col sufismo non sciita, dall'altro aveva generato la terribile setta dei drusi, dall'altro infine era sopravvissuta tra i khoja indiani, i seguaci dell'Aga Khan, a poca distanza dal luogo di Agarttha.

Ma avevo scoperto anche altro. Sotto la dinastia dei Fatimidi le nozioni ermetiche degli antichi egizi, attraverso l'accademia di Heliopolis, erano state riscoperte al Cairo, dove era stata istituita una Casa delle Scienze. La Casa delle Scienze! Da dove aveva preso ispirazione Bacone per la sua Casa di Salomone, qual era stato il modello del Conservatoire?

"è così, è così, non c'è più alcun dubbio," diceva Belbo inebriato. Poi: "Ma allora, i cabalisti?"

"E solo una storia parallela. I rabbini di Gerusalemme intuiscono che qualche cosa è accaduto fra Templari e Assassini, e i rabbini di Spagna, circolando con l'aria di prestar denaro a usura per le capitanerie europee, subodorano qualcosa. Sono esclusi dal segreto, e in un atto di orgoglio nazionale decidono di capire da soli. Come, noi, il Popolo Eletto, siamo tenuti all'oscuro del segreto dei segreti? E zac, inizia la tradizione cabalistica, il tentativo eroico dei diasporati, degli emarginati, per farla in barba ai signori, ai dominatori che pretendono di saper tutto."

"Ma facendo così, danno ai cristiani l'impressione di saper tutto davvero."

"E a un certo punto qualcuno compie la gaffe madornale. Confonde tra Ismael e Israel."

"Quindi Barruel, e i Protocolli, e l'Olocausto sono solo il frutto di uno scambio di consonante."

"Sei milioni di ebrei uccisi per un errore di Pico della Mirandola."

"O forse c'è un'altra ragione. Il popolo eletto si era assunto il carico dell'interpretazione del Libro. Ha diffuso un'ossessione. E gli altri, non trovando nulla nel Libro, si sono vendicati. La gente ha paura di chi ci pone faccia a faccia con la Legge. Ma gli Assassini, perché non si fanno vivi prima?"

"Ma Belbo! Pensi a come si deprime quella zona dalla battaglia di Lepanto in avanti. Il suo Sebottendorff capisce pure che qualcosa dev'essere cercato tra i dervisci turchi, ma Alamut non c'è più, quelli si sono rintanati chissà dove. Aspettano. Ed ora è venuto il loro momento, sull'ala dell'irredentismo islamico ritirano fuori la testa. Mettendo Hitler nel Piano abbiamo trovato una buona ragione per la seconda guerra mondiale. Mettendoci gli Assassini di Alamut stiamo spiegando tutto quello che avviene da anni tra il Mediterraneo e il golfo Persico. E qui troviamo la collocazione per il Tres, Templi Resurgentes Equites Synarchici. Una società che si propone di ristabilire finalmente i contatti con le cavallerie spirituali di fedi diverse."

"O che stimola i conflitti per bloccare tutto e pescare nel torbido. È chiaro. Siamo arrivati alla fine del nostro lavoro di ricucitura della Storia. Non sarà che al momento supremo il Pendolo dovrà rivelare che l'Umbilicus Mundi è ad Alamut?"

"Adesso non esageriamo. Io lascerei quest'ultimo punto in sospeso."

"Come il Pendolo."

"Se vuole. Non si può dire tutto quello che ci passa per la testa."

"Certo, certo. Il rigore innanzi tutto."

 

Quella sera io ero solo fiero di aver costruito una bella storia. Ero un esteta, che usa la carne e il sangue del mondo per farne Bellezza. Belbo ormai era un adepto. Come tutti, non per illuminazione, ma Mute de mieux.


Claudicat ingenium, delirat lingua, labat mens.

 

(Lucrezio, De rerum natura, iii, 453)

 

Deve essere stato in quei giorni che Belbo ha cercato di rendersi conto di quanto gli avvenisse. Ma senza che la severità con cui aveva saputo analizzarsi potesse distoglierlo dal male a cui si stava abituando.

 

Filename: E se fosse?

 

Inventare un Piano: il Piano ti giustifica a tal punto che non sei neppure responsabile del Piano stesso. Basta tirare il sasso e nascondere la mano. Non ci sarebbe fallimento se davvero ci fosse un Piano.

Non hai mai avuto Cecilia perché gli Arconti hanno fatto Annibale Cantalamessa e Pio Bo inabili al più amichevole degli ottoni. Sei fuggito di fronte al Canaletto perché i Decani hanno voluto risparmiarti per un altro olocausto. E l'uomo della cicatrice ha un talismano più potente del tuo.

Un Piano, un colpevole. Il sogno della specie. An Deus sit. Se c'è, è colpa sua.

La cosa di cui ho perduto l'indirizzo non è il Fine, è il Principio. Non l'oggetto da possedere ma il soggetto che mi possiede. Mal comune mezzo gaudio, cosa d'altro dice il Mito? Ottonario doppio.

Chi ha scritto quel pensiero, il più rasserenante che sia mai stato pensato? Niente potrà togliermi dalla mente che questo mondo sia il frutto di un dio tenebroso di cui io prolungo l'ombra. La fede porta all'Ottimismo Assoluto.

È vero, ho fomicato (o non ho fornicato): ma è Dio che non ha saputo risolvere il problema del Male. Suvvia pestiamo il feto nel mortaio, con miele e pepe. Dio lo vuole.

Se proprio bisogna credere, che sia una religione che non ti fa sentire colpevole. Una religione sconnessa, fumigante, sotterranea, che non finisce mai. Come un romanzo, non come una teologia.

Cinque vie per un solo punto d'arrivo. Che spreco. Un labirinto, invece, che porti dappertutto e da nessuna parte. Per morire con stile, vivere in barocco.

Solo un Demiurgo cattivo ci fa sentire buoni.

Ma se il Piano cosmico non ci fosse?

Che beffa, vivere in esilio quando nessuno ti ci ha mandato. E in esilio da un posto che non c' è.

E se ci fosse, il Piano, ma ti sfuggisse per l'eternità?

Quando cede la religione, l'arte provvede. Il Piano l'inventi, metafora di quello inconoscibile. Anche un complotto umano può riempire il vuoto. Non mi hanno pubblicato Quore e pasione perché non appartengo alla cricca templare.

Vivere come se un Piano ci fosse: la pietra dei filosofi.

If you cannot beat them, join them. Se il Piano c'è, basta adeguarsi...

Lorenza mi mette alla prova. Umiltà. Se avessi l'umiltà di evocare gli Angeli, anche senza credervi, e di tracciare il cerchio giusto, avrei la pace. Forse.

Credi che ci sia un segreto e ti sentirai iniziato. Non costa nulla.

Creare un'immensa speranza che non possa mai essere sradicata perche la radice non c'è. Degli antenati che non ci sono non saranno mai lì a dire che hai tradito. Una religione che si può osservare tradendola all'infinito.

Come Andreae: creare per gioco la più grande rivelazione della storia e mentre gli altri vi si perdono, giurare per il resto della tua vita che non sei stato tu.

Creare una verità dai contorni sfumati: non appena qualcuno cerca di definirla, Io scomunichi. Giustificare solo chi è più sfumato di te. Jamais d'en nemis à droite.

Perché scrivere romanzi? Riscrivere la Storia. La Storia che poi diventi.

Perché non lo mette in Danimarca, signor Guglielmo S.? Jim della Canapa Johann Valentin Andreae Lucamatteo gira per l'arcipelago della Sonda tra Patmos e Avalon, dalla Montagna Bianca a Mindanao, da Atlantide a Tessa Ionica... AI concilio di Nicea, Origene si taglia i testicoli e li mostra sanguinanti ai padri della città del Sole, a Hiram che digrigna filioque filioque mentre Costantino pianta le unghie rapaci nelle orbite vuote di Robert Fludd, morte morte ai giudei del ghetto di Antiochia, Dieu et mon droit, sventoli il Beauceant, addosso agli ofiti e ai borboriti che borborigmano velenosi. Squilli di tromba, e arrivano i Chevaliers Bienfaisants de la Cité Sainte con la testa del Moro irta sulla picca, il Rebis, il Rebisi Uragano magnetico, crolla la Tour. Sogghigna Raakovskij sul cadavere abbrustolito di Jacques de Molay

Non ti ho avuto, ma posso far esplodere la storia.

Se il problema è questa assenza di essere, se l'essere è ciò che si dice in molti modi, più parliamo più essere c'è.

Il sogno della scienza è che di essere ve ne sia poco, concentrato e dici bile, E=mc2. Errore. Per salvarsi sin dall'inizio dell'eternità è necessario volere che ci sia un essere a vanvera. Come un serpente annodato da un marinaio alcolizzato. Inestricabile.

Inventare, forsennatamente inventare, senza badare ai nessi, da non riuscire più a fare un riassunto. Un semplice gioco a staffetta tra emblemi, uno che dica l'altro, senza sosta. Scomporre il mondo in una sarabanda di anagrammi a catena. E poi credere all'Inesprimibile. Non è questa la vera lettura della Torah? La verità è l'anagramma di un anagramma. Anagrams = ars magna.

Così dev'essere avvenuto in quei giorni. Belbo aveva deciso di prendere sul serio l'universo dei diabolici non per eccesso ma per difetto di fede.

Umiliato della sua incapacità a creare (e per tutta la vita aveva usato i desideri frustrati e le pagine mai scritte, gli uni come metafora delle altre e viceversa, il tutto all'insegna di quella sua presunta, impalpabile viltà), ora si stava rendendo conto che costruendo il Piano in realtà avevacreato. Si stava innamorando del suo Golem e ne traeva motivo di consolazione. La vita — la sua e quella dell'umanità — come arte, e in mancanza dell'arte l'arte come menzogna. Le monde est fait pour aboutir à un livre (faux). Ma a questo libro falso ora cercava di credere perché, lo aveva pur scritto, se complotto ci fosse stato, egli non sarebbe più stato vile, sconfitto e ignavo.

Di lì quello che è accaduto dopo, il suo usare il Piano — che sapeva irreale — per battere un rivale — che credeva reale. E poi, quando si è accorto che il Piano lo stava avvolgendo come se ci fosse, o come se lui, Belbo, fosse fatto della stessa pasta di cui era fatto il suo Piano, è andato a Parigi come incontro a una rivelazione, a una riscossa.

Preso dal rimorso quotidiano, per anni e anni, di aver soltanto frequentato i propri fantasmi, stava trovando sollievo nell'intravedere dei fantasmi che stavano diventando oggettivi, noti anche a un altro, fosse egli pure il Nemico. E andato a buttarsi nella bocca del lupo? Certo, perché quel lupo prendeva forma, era più vero di Jim della Canapa, forse di Cecilia, forse della stessa Lorenza Pellegrini.

Belbo, malato di tanti appuntamenti mancati, si sentiva ora dare un appuntamento reale. E in modo tale che non poteva neppure disertarlo per viltà, perché era stato messo con le spalle al muro. La paura lo obbligava a essere coraggioso. Inventando aveva creato il principio di realtà.
106

La lista n. 5, sei magliette, sei mutande e sei fazzoletti, ha sempre intrigato gli studiosi, fondamentalmente per la totale mancanza di calzini.

 

(Woody Allen, Getting even, New York, Random House, 1966, "The Metterling List", p. 8)

 

È stato in quei giorni, non più di un mese fa, che Lia ha deciso che mi avrebbe fatto bene un mese di vacanza. Hai l'aria stanca, mi diceva. Forse il Piano mi aveva esausto. D'altra parte il bambino, come dicevano i nonni, aveva bisogno di aria buona. Degli amici ci avevano prestato una casetta in montagna.

Non siamo partiti subito. C'erano alcune faccende da sbrigare a Milano, e poi Lia aveva detto che non c'è nulla di più riposante di una vacanza in città, quando si sa che poi si va via.

In quei giorni ho parlato per la prima volta a Lia del Piano. Prima era troppo occupata col bambino: sapeva vagamente che con Belbo e Diotallevi stavamo risolvendo una specie di puzzle che ci portava via giorni e notti interi, ma non le avevo detto più nulla, da quando mi aveva fatto il suo sermone sulla psicosi della somiglianza. Forse mi vergognavo.

In quei giorni le ho raccontato tutto il Piano, finito nei suoi minimi particolari. Lei sapeva della malattia di Diotallevi, e io mi sentivo la coda di paglia, come se avessi fatto qualcosa che non dovevo, e cercavo di raccontarlo per quel che era, solo un gioco di bravura.

E Lia mi ha detto: "Pim, la tua storia non mi piace."

"Non è bella?"

"Anche le sirene erano belle. Senti: che cosa sai tu del tuo inconscio?"

"Niente, non so neppure se c'è."

"Ecco. Ora immagina che un buontempone viennese, per tener allegri gli amici, si fosse divertito a inventare tutta la faccenda dell'Es, e dell'edipo, e avesse immaginato dei sogni che non aveva mai fatto, e dei piccoli Hans che non aveva mai visto... E poi che cos'è successo? Che c'erano milioni di persone pronte a diventare nevrotiche sul serio. E altre migliaia pronte a sfruttarle."

"Lia, tu sei paranoica."

"Io? Tu!"

"Saremo dei paranoici, ma almeno questo devi concedermi: siamo partiti dal testo di Ingolf. Scusami, ti trovi di fronte a un messaggio dei Templari, ti viene voglia di decifrarlo sino in fondo. Magari esageri, per prendere in giro i decifratori di messaggi, ma il messaggio c'era."

"Intanto tu sai solo quello che ti ha detto quell'Ardenti, che a quanto mi racconti era un cacciapalle matricolato. E poi questo messaggio mi piacerebbe proprio vederlo."

Niente di più facile, lo avevo nelle mie cartelle.

Lia ha preso il foglio, lo ha guardato davanti e di dietro, ha arricciato il naso, si è sollevata il ciuffo dagli occhi per vedere meglio la prima parte, quella cifrata. Ha detto: "Tutto qui?"

"Non ti basta?"

"Basta e avanza. Dammi due giorni per rifletterci." Quando Lia chiede due giorni per rifletterci è per dimostrarmi che sono stupido. L'accuso sempre di questo, e lei risponde: "Se capisco che sei stupido sono sicura che ti voglio bene davvero. Ti voglio bene anche se sei stupido. Non ti rassicura?"

Per due giorni non abbiamo più toccato l'argomento, e d'altra parte è stata quasi sempre fuori casa. Alla sera la vedevo accucciata in un angolo che prendeva appunti, stracciando un foglio dietro l'altro.

Arrivati in montagna, il bambino ha razzolato per tutto il giorno sul prato, Lia ha preparato la cena, e mi ha detto di mangiare perché ero magro come un chiodo. Dopo cena mi ha chiesto di prepararle un doppio whisky con tanto ghiaccio e poca soda, ha acceso una sigaretta come fa solo nei momenti importanti, mi ha fatto sedere e mi ha spiegato.

"Stai attento Pim, perché ti dimostro che le spiegazioni più semplici sono sempre le più vere. Quel vostro colonnello vi ha detto che Ingolf ha trovato un messaggio a Provins, e io non lo metto in dubbio. Sarà sceso nel sotterraneo e avrà davvero trovato un astuccio con questo testo qui," e batteva il dito sui versicoli in francese. "Nessuno ci dice che abbia trovato un astuccio tempestato di diamanti. L'unica cosa che il colonnello vi ha raccontato è che secondo gli appunti di Ingolf era stato venduto un astuccio: e perché no, era una cosa antica, ci avrà anche ricavato qualche soldarello, ma nessuno ci dice che poi ci sia campato sopra. Avrà avuto una piccola eredità da suo padre."

"E perché l'astuccio doveva essere un astuccio da poco?"

"Perché questo messaggio è una nota della lavandaia. Avanti, rileggiamolo."

 

a la... Saint Jean

36 p charrete de fein

6... entiers avec saiel

p... les blancs mantiax

r... s... chevaliers de Pruins pour la... j. nc

6 foiz 6 en 6 places

chascune foiz 20 a.... 120 a....

iceste est l'ordonation

al donjon li premiers

it li secunz foste iceus qui... pans

it al refuge

it a Nostre Dame de l'altre part de l'iau it a l'ostel des popelicans

it a la pzerre

3 foiz 6 avant la feste... la Grant Pute.

 

"E allora?"

"Ma santa pazienza, non vi è mai venuto in mente di andare a vedere una guida turistica, un sommario storico su questa Provins? E scopri subito che la Grange-aux-Dimes dove è stato trovato íl messaggio era un luogo dove si riunivano í mercanti, perché Provins era il centro delle fiere della Champagne. E che la Grange si trova sulla rue St. Jean. A Provins si commerciava di tutto, ma in particolare andavano molto le pezze di stoffa, i draps o dras come si scriveva allora, e ogni pezza era contrassegnata da una marca di garanzia, una specie di sigillo. Il secondo prodotto di Provins erano le rose, le rose rosse che i crociati avevano portato dalla Siria. Talmente famose che quando Edmondo di Lancaster sposa Bianca d'Artois e prende anche il titolo di conte di Champagne, mette la rosa rossa di Provins nelle sue armi, ed ecco il perché della guerra delle due rose, visto che gli York avevano come insegna una rosa bianca."

"E chi te l'ha detto?"

"Un libretto di duecento pagine edito dall'Ufficio del turismo di Provins, che ho trovato al Centro francese. Ma non è finita. A Provins c'è una rocca che si chiama il Donjon, come dice la parola stessa, c'è una Porte-aux-Pains, c'era un'Eglise du Refuge, c'erano come è ovvio varie chiese intitolate a Nostra Signora di qui e di là, c'erano o ci sono ancora una me de la Pierre Ronde, dove c'era una pierre de cens, su cui i sudditi del conte andavano a deporre le monete delle decime. E poi una rue des Blancs Manteaux e una strada detta della Grande Putte Muce, per le ragioni che ti lascio indovinare, ovvero perché era una strada di bordelli."

"E i popelicans?"

"A Provins c'erano stati dei catari, che poi erano stati dovutamente bruciati, e il grande inquisitore era un cataro pentito, e veniva chiamato Robert le Bougre. Quindi nulla di strano che ci fosse una strada o una zona che veniva indicata ancora come il posto dei catari anche se i catari non c'erano più."

"Ancora nel 1344..."

"Ma chi ti ha mai detto che questo documento è del 1344? Il tuo colonnello ha letto 36 anni post la carretta di fieno, ma guarda che a quei tempi una p fatta in un certo modo con una specie di apostrofo voleva dire post, ma un'altra p senza apostrofo voleva dire pro. L'autore di questo testo è un pacifico mercante che ha preso qualche appunto sugli affari fatti alla Grange, e cioè alla rue St. Jean, non nella notte di San Giovanni, e ha registrato un prezzo di trentasei soldi, o denari o altre monete che fossero per una o per ogni carretta di fieno."

"E i centoventi anni?"

"E chi parla di anni? Ingolf ha trovato qualcosa che ha trascritto come 120 a... Chi ha detto che fosse una a? Ho controllato su una tabella delle abbreviazioni in uso a quei tempi e ho trovato che per denier o dinarium si usavano strani segni, uno che sembra un delta e l'altro una teta, una specie di cerchio spezzato a sinistra. Scrivilo male e in fretta, e da povero mercante, ed ecco che un esaltato come íl colonnello può scambiarlo per una a, perché aveva già letto da qualche parte la storia dei 120 anni, mi insegni tu che poteva leggerlo su qualsiasi storia dei Rosa-Croce, lui voleva trovare qualcosa che assomigliasse a post 120 annos patebo! E allora che ti fa? Trova delle it ele legge come iterum. Ma iterum si abbreviava itm, mentre it vuole dire item, parimenti, viene appunto usato per delle liste ripetitive. Il nostro mercante sta calcolando quanto gli rendono certe ordinazioni che ha ricevuto, e fa la lista delle consegne. Deve consegnare dei mazzi di rose di Provins, ecco cosa vuoi dire r... s... chevaliers de Pruins. E là dove il colonnello leggeva vainjance (perché aveva in testa i cavalieri Kadosch) si deve leggere jonchée. Le rose venivano usate o per fare dei cappelli di fiori o dei tappeti floreali, in occasione di varie feste. E quindi, ecco come va letto il tuo messaggio di Provins:

 

Nella via Saint Jean.

36 soldi per carretta di fieno.

Sei drappi nuovi con sigillo

alla via dei Blancs Manteaux.

Rose dei crociati per fare una jonchée:

sei mazzi da sei nei sei posti che seguono,

ciascuno 20 deniers, che fa in tutto 120 deniers.

Ecco in che ordine:

i primi alla Rocca

item i secondi a quelli della Porte-aux-Pains

item alla Chiesa del Rifugio

item alla Chiesa di Notre Dame, al di là del fiume

item al vecchio edificio dei catari

item alla strada della Pierre Ronde.

E tre mazzi da sei prima della festa, alla via delle puttane

 

perché anche loro, poverine, magari volevano celebrare la festa facendosi un bel cappellino di rose."

"Gesù," dissi, "mi sa che hai ragione."

"Ho ragione sì. E una nota della lavandaia, ti ripeto."

"Un momento. Questo sarà anche una nota della lavandaia, ma il primo è un messaggio cifrato che parla di trentasei invisibili."

 

 

"Infatti. Il testo in francese l'ho sistemato in un'ora, ma l'altro mi ha fatto penare due giorni. Ho dovuto studiarmi Tritemio, all'Ambrosiana e alla Trivulziana, e sai come sono i bibliotecari, prima di lasciarti mettere mano su un libro antico ti guardano come se volessi mangiarlo. Ma la storia è semplicissima. Anzitutto, e questo lo avresti dovuto scoprire da solo, sei sicuro che `les 36 inuisibles separez en six bandes' sia lo stesso francese del nostro mercante? E infatti anche voi vi eravate accorti che si trattava dell'espressione usata da un pamphlet secentesco, quando i Rosa-Croce sono apparsi a Parigi. Ma voi avete ragionato come i vostri diabolici: se il messaggio è cifrato secondo il metodo di Tritemio, significa che Tritemio ha copiato dai Templari, e siccome cita una frase che circolava nell'ambiente dei Rosa-Croce, vuoi dire che il piano attribuito ai Rosa-Croce era già il piano dei Templari. Ma prova a rovesciare il ragionamento, come farebbe qualsiasi persona assennata: siccome il messaggio è scritto alla Tritemío, è stato scritto dopo Tritemio, e siccome cita espressioni che circolavano nel Seicento rosacrociano, è stato scritto dopo il Seicento. Qual è a questo punto l'ipotesi più economica? Ingolf trova il messaggio di Provins, siccome anche lui come il colonnello è un patito di misteri ermetici, legge trentasei e centoventi e pensa subito ai Rosa-Croce. E siccome è un patito delle crittografie, si diverte a riassumere il messaggio dí Provins in chiave. Fa un esercizio, scrive secondo un criptosistema di Tritemio la sua bella frase rosacrociana."


Дата добавления: 2015-12-01; просмотров: 34 | Нарушение авторских прав



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